Paolo Del Debbio ha raccontato qualche tempo fa del dramma che ha coinvolto tutta la sua famiglia. Si tratta di una tragedia mai superata dal giornalista.
È uno dei volti più conosciuti nel mondo dell’informazione targata Mediaset, il conduttore si è fatto conoscere dal grande pubblico soprattutto da quando è al timone di Dritto e Rovescio, talk show di Rete 4. Di recente, il giornalista si è lasciato andare a delle rivelazioni riguardo al passato della sua famiglia, ripercorrendo uno degli eventi più drammatici della sua storia personale.
Paolo Del Debbio è tra i giornalisti di punta dell’azienda del Biscione. Il suo programma è un appuntamento fisso per milioni di persone che vogliono tenersi aggiornati riguardo gli eventi di attualità, politica e cronaca. Il suo pubblico, qualche mese fa, è venuto a sapere del dramma familiare. Il conduttore, infatti, si è lasciato andare ad un racconto intimo e personale.
Del Debbio ha deciso di raccontarsi durante un’ospitata a Domenica In, andando a ritroso nel tempo e parlando di quando il padre Velio è stato deportato in un campo di concentramento. L’uomo, infatti, è stata una delle vittime delle atrocità naziste durante il secondo conflitto mondiale.
Nel corso dell’intervista a Mara Venier, Paolo Del Debbio ha raccontato degli orrori passati dal padre Velio nel 1943, quando fu deportato dai nazisti in Germania. Il giornalista ha raccontato che l’uomo passò nel campo di concentramento due anni, per poi fare ritorno a Lucca dalla sua famiglia che non ha mai perso le speranze di riabbracciarlo.
Del Debbio ha raccontato che è arrivato nel campo di concentramento di Luckenwalde e poi fu liberto nel grazie all’arrivo degli Alleati. È stato preso e deportato quando era militare in Grecia l’8 settembre 1943, data in cui fu proclamato l’armistizio dal generale Badoglio. Rimase prigioniero fino all’aprile 1945, per poi tornare nella sua città nel mese di agosto.
Il conduttore di Dritto e Rovescio ha rivelato che il padre, quando è stato liberato dagli americani, pesava 40 chili. “Gli davano da mangiare poco alla volta e piano piano. Perché altrimenti non ce la faceva a fare nulla”, ha raccontato. È tornato in Italia grazie a un camion che lo ha portato a Verona. Poi da lì ha raggiunto Lucca a piedi insieme a un amico, facendosi 400 km di strada.
Il giornalista ha poi spiegato che dal padre ha imparato a non perdere mai la dignità. Ha spiegato che, nonostante le condizioni terribili nel campo di concentramento, il genitore non ha mai smesso di prendersi cura di sé stesso.
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