Francesco Pannofino ha raccontato di un evento che lo ha sconvolto. Un giorno che ha cambiato per sempre il decorso storico delle cose: ecco che cosa è successo.
L’attore e doppiatore ligure è tra i più famosi nella nostra industria cinematografica, diventato famoso soprattutto grazie al ruolo di René Ferretti in Boris. Una carriera partita quando era solo un ragazzo. Prima di diventare un volto popolare, Pannofino ha assistito a uno dei drammi storici più grandi del nostro paese.
Francesco Pannofino ha vissuto con i suoi genitori pugliesi in Liguria per molto tempo. Prima ha abitato a Pieve di Teco e in seguito a Imperia. Nel 1972 si è trasferito a Roma con tutta la sua famiglia. Nella Capitale si è formato culturalmente ed artisticamente, diventando uno degli attori più famosi, oltre che un doppiatore di grande talento, in grado di prestare la sua voce ai maggiori interpreti internazionali.
In pochi sanno che Pannofino è stato il testimone oculare del sequestro di Aldo Moro quando era uno studente di matematica all’Università La Sapienza di Roma. A raccontare il drammatico episodio accaduto il 16 marzo 1978 in via Fani è stato lo stesso attore in diverse circostanze, spiegando come quell’evento ha cambiato per sempre la sua vita.
Francesco Pannofino testimone del sequestro Moro: il racconto
Francesco Pannofino ha rivelato i retroscena di quanto successo quella tragica mattina di del 16 marzo 1978 nel suo libro Un atomo di verità. Ha spiegato che abitava proprio in via Mario Fani, dove vive ancora occhi con la madre, e quella mattina era uscito di casa per andare a prendere l’autobus per andare all’Università perché c’era una lezione di algebra, insegnamento che poi sarebbe stato il suo primo esame.
L’attore, senza sapere quello che sarebbe successo in seguito, ha raccontato che ha attraversato proprio quell’incrocio nel quale sono passati i brigatisti che hanno assaltato l’auto con la scorta dove c’era Aldo Moro. Poi, ha spiegato, che si è fermato all’edicola per acquistare il giornale e ad un certo punto ha sentito una raffica di proiettili. D’istinto è scappato dalla parte opposto e poi è tornato indietro, diventando un testimone della strage.
Come ha sottolineato Pannofino, quelli erano momenti difficili in Italia, dove c’era grande tensione per gli eventi. Il rapimento Moro si concluse con l’omicidio di cinque agenti della scorta: tre poliziotti e due carabinieri. Il presidente della Democrazia Cristiana è stato assassinato dopo 55 giorni di prigionia, ed il suo corpo fu ritrovato all’interno di una macchina Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani, esattamente a metà strada tra le sedi nazionali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana.