Ore di grande paura per Alberto Angela, sequestrato nel deserto. A raccontare ciò che gli è accaduto è stato lo stesso divulgatore scientifico.
Attualmente non è impresa facile fare cultura in televisione, soprattutto perché il piccolo schermo propone una quantità immensa di canali e programmi che la scelta è ardua. Nonostante ciò, Angela riesce non solo a raccontare eventi storici e ambientali, ma riesce a catturare l’attenzione di milioni di persone. In pochi però sanno che qualche tempo fa, il divulgatore più famoso d’Italia è stato vittima di un sequestro.
Il lavoro di Alberto Angela lo porta spesso a compiere lunghi viaggi e raggiungere dei paesi per riuscire a divulgare meglio la storia di ogni civiltà. Nel febbraio 2002, mentre era impegnato a girare le puntate documentario per Ulisse, uno dei suoi programmi di cultura, si è recato in Africa dove è stato vittima di un sequestro per tantissime ore.
A raccontare che cosa gli accadde in quelle ore di terrore e panico è stato lo stesso divulgatore scientifico in un’intervista rilasciata a Vanity Fair, affrontando l’argomento e parlando apertamente di quanto su rapito con la sua troupe. Ha spiegato che si trovava in Niger quando alcuni criminali li hanno presi e tenuti segregati.
Alberto Angela rapito in Africa: ha rischiato di essere ucciso
Alberto Angela ha rivelato i particolari di quanto è stato rapito dai criminali in Niger nel 2002, confessando di avere rischiato la vita e avere temuto di non rivedere più la moglie Monica e i figli. Ha raccontato che in quella circostanza era insieme a sei operatori della troupe televisiva e che sono stati picchiati e rapinati da tre banditi.
Per fortuna le ferite riportate da Angela e gli altri membri dello staff non sono state gravi, ma la drammatica vicenda ha lasciato un segno indelebile nelle loro vite, come si evince anche dalle parole del divulgatore. Appena sbarcato a Fiumicino dopo il sequestro, Alberto aveva rivelato che esperienze del genere porta a fare un bilancio e riflettere sul reale valore della vita.
Angela è stato tenuto in ostaggio per 15 ore, sentendosi come un condannato a morte. “Siamo stati picchiati, minacciati, derubati di tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli. – ha raccontato – Sempre sul filo di una tortura psicologica”. Il figlio di Piero Angela, venuto a mancare il 13 agosto 2022, ha raccontato che sono stati vittime finte fucilazioni che li devastavano mentalmente.
Poi per fortuna le cose sono andate nel migliore dei modi e li hanno lasciati liberi nel deserto, anche se poi non avevano più niente dato che avevano rubato tutto ciò che avevano.