Fare il pieno di carburante, nel nostro Paese, diventa sempre di più una missione per pochi eletti. Il picco di oltre 2 euro a litro ci mette in ginocchio. Scopriamo cosa sta succedendo.
Cosa succede se mi sveglio un lunedì mattina di gennaio e scopro che benzina e gasolio hanno superato nuovamente i 2 euro a litro? Quella che doveva essere una situazione da tenere decisamente sotto controllo, rischia nuovamente di precipitare.
La mancata proroga del taglio delle accise, che tanto ha fatto discutere ed ha alzato un polverone a Palazzo Chigi, creando anche dissapori tra gli stessi partiti di maggioranza, posiziona l’Italia, in questo momento, al quarto posto in Europa per il caro carburante. Accade sia per la verde che per il gasolio. Insomma, abbiamo tra i prezzi più alti del Vecchio Continente, e in tal senso c’è sicuramente poco da gioire.
Il mancato rinnovo del taglio delle accise potrebbe di certo avere influito negativamente sui prezzi del carburante. Avrebbe impedito, di fatto, secondo la maggior parte dei cittadini, di mettere in atto una soluzione tampone che avrebbe in qualche modo lenito una situazione gravissima.
Insomma, la norma sulla trasparenza dei prezzi dei distributori, voluta fortemente dal Premier Meloni, non piace affatto agli italiani. I sondaggi di alcune testate nazionali in tal senso parlano chiaro, e non viene ritenuta in alcun modo risolutiva la soluzione adottata dalla leader di Governo. I cittadini ritengono di avere bisogno di fatti e non di “poco produttive norme propaganda”.
Del resto, se ad oggi abbiamo toccato cifre così alto nel prezzo del carburante, oltre 2 euro a litro, con un inizio settimana davvero infernale, vuol dire anche che fin ora tutte le soluzioni adottate dai Governi europei, non solo quello italiano, non hanno affatto funzionato.
La speranza rimane affidata a quei datori di lavoro che hanno in mano i buoni benzina da 200 euro e che devono distribuirli ai propri dipendenti. Ma basterà tutto questo per non far dormire notti insonni agli italiani?
E’ decisamente in controtendenza il pensiero di una buona parte degli economisti italiani. Questi ultimi ritengono, infatti, che in questo particolare momento storico, il Governo Meloni non poteva agire diversamente, intervenendo direttamente sulla necessità di evitare pericolose speculazioni.
In tal senso, secondo gli esperti, anche se non c’è stato un taglio diretto delle accise, è scattato il cosiddetto taglio mobile delle accise. In pratica, la Meloni si difende e sostiene la sua linea, affermando che le accise si abbasseranno automaticamente quando il prezzo del carburante raggiunge certe cifre.
La questione della ricerca di solide alternative per risolvere la crisi energetica è all’ordine del giorno. La premier italiana Giorgia Meloni è arrivata, infatti, domenica in Algeria per una visita di due giorni mentre le due nazioni cercano di costruire un partenariato strategico e l’Italia lavora per “svezzarsi” ulteriormente dall’energia russa con l’aiuto del gas -ricco paese nordafricano. La televisione di stato algerina ha annunciato l’arrivo della Meloni senza foto né clamore, quindi per una visita molto discreta.
Ricordiamo anche che, dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino, i rapporti relativi alla fornitura di gas tra Italia e Russia si sono deteriorati del tutto. Così durante il precedente Governo, quello dell’ex numero uno della Bce Mario Draghi, sono state poste le basi per l’inizio di un nuovo proficuo rapporto tra Italia e Algeria sul fronte strategico.
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