Su quelle due ruote l’adrenalina raggiunge i massimi livelli: quando in curva li vedi toccare l’asfalto con le ginocchia, ti chiedi come possano compiere gesti del genere. Ma nella storia del Motomondiale, da quel lontano 1949, oltre alle emozioni, i cronisti hanno raccontato ahimè anche i drammi e le tragedia.
Da quando si è tenuto per la prima volta nel 1949, il Motomondiale, croce e delizia degli sportivi di tutto il mondo, ha fatto registrare ben 103 decessi di piloti, morti tragicamente per incidenti durante le prove libere o mentre si trovavano nell’arena di battaglia.
Da questi dati, emergono i dettagli di ben 30 drammi vissuti nella classe regina.
Dal 2002 al 2020, ci sono stati due piloti che hanno avuto incidenti e hanno perso la vita nella Motogp: parliamo di dolore recente, di dolore incancellabile. Ci riferiamo ai decessi di Daijiro Kato, morto nel 2003, e il nostro indimenticato Marco Simoncelli, morto nel 2011.
Nonostante vari sforzi siano stati compiuti dalla Federazione Motociclistica Internazionale (FIM) in termini di miglioramento della sicurezza dei piloti,si si verificano oggi ancora gravi incidenti, il cui numero ha superato drammaticamente addirittura anche la Formula 1.
Motogp: tutte le tragedie della storia
Impossibile non ricordare, seppur lontane nel tempo, le storie amare di Norman Brown e Peter Huber. Morirono nella gara di classe 500cc del GP di Gran Bretagna del 1983 sul circuito di Silverstone il 31 luglio 1983. Erano entrambi in sella ad una Suzuki. Insieme nella vita e nella morte.
Questo incidente rimane una delle più pesanti tragedie del Motomondiale, perché ha visto morire due piloti contemporaneamente: in quel momento la gara era a soli 10 minuti circa dall’inizio, al sesto giro. Si ricorda che la moto guidata da Huber colpiva improvvisamente la moto di Brown, che in quel momento aveva problemi al motore, dopo essere uscito nella curva di Stowe.
La tragedia che ci tocca più da vicino avviene nella gara della MotoGP che si svolge in Malesia, sul Circuito Internazionale di Sepang, domenica 23 ottobre 2011. Gli sportivi, gli italiani tutti, non possono dimenticare.
Casey Stoner pigiava sull’acceleratore e superava due dei suoi compagni di squadra, Pedrosa e Andrea Dovizioso. Allo stesso tempo, ecco arrivare il nostro Marco Simoncelli (San Carlo Gresini – Honda), che verso il secondo giro era in quarta posizione, quando ha perso improvvisamente il controllo dopo la curva 11.
Purtroppo la moto che stava guidando si è infatti diretta verso il centro della pista e ha ostacolato la traiettoria di Clin Edwards (Monster Yamaha Tech3) che non ha avuto il tempo di schivare il nostro Marco.
Il pilota che in quel momento era proprio dietro di lui era Valentino Rossi (Ducati), fraterno amico di Simoncelli, che non è riuscito a evitare una collisione, provocando la caduta del casco di Marco. Impatto fatale, il resto è storia.