In un momento economico difficilissimo per famiglie e imprese, strette nella morsa dei rincari energetici e dell’inflazione, lascia interdetta l’inchiesta de Il Sole 24 ore, che fa luce sugli stipendi dei parlamentari, tra pensione a vita e assegno di fine mandato.
Nel lontano 2014, prima di essere nominato Presidente del Consiglio, l’allora Premier Matteo Renzi, aveva promesso una riforma dei costi della politica italiana che nei fatti non è mai arrivata. Nominare la vicenda Renzi in tal senso non è banale: dal momento che all’epoca la sinistra aveva promesso una rivoluzione epocale che era apparsa davvero vicina e concreta.
Una riforma che nemmeno i Governi successivi, come quello dei Cinque Stelle, carico di promesse sui tagli ai costi della politica, sono concretamente riusciti a realizzare. Con una riforma istituzionale, Renzi prevedeva di sbarazzarsi del Senato, la camera alta del parlamento italiano (che lavora su un sistema bicamerale in cui entrambe le camere devono approvare una legge prima che possa essere approvata), che si riteneva potesse rallentare il processo legislativo.
Ciò significava rimuovere circa 320 senatori (a seconda del numero nominato dal presidente), il che avrebbe ridotto drasticamente la spesa del Paese per sostenere i suoi politici: i loro soli stipendi ammontano a oltre 58 milioni di euro. Renzi aveva promesso che la riforma sarebbe stata fatta a febbraio di quell’anno: nulla di tutto ciò ha mai visto la luce.
Pensione e Assegno di fine mandato, come funzionano?
Lo sapevi che i parlamentari italiani dopo 4 anni di mandato maturano il diritto ad una pensione permanente per tutto il resto della loro vita? E lo sapevi che, a conclusione del loro mandato, ricevono anche un trattamento di fine rapporto?
Ciascun deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Al termine del mandato parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità
L’anno scorso The Economist ha compilato una stima degli stipendi dei parlamentari in tutto il mondo. È particolarmente interessante vedere come i salari dei parlamentari, nella speciale graduatoria di The Economist, si confrontano con i salari medi dei lavoratori in ciascun paese.
I cittadini italiani, più che mai in questa delicata contingenza economica, hanno stipendi medi relativamente bassi, eppure i parlamentari italiani sono superati solo dagli australiani in termini di guadagni.
Dato il reddito più alto dell’Australia, tuttavia, gli stipendi dei suoi parlamentari corrispondono a circa 2,6 volte il reddito medio. Gli stipendi dei parlamentari italiani sono, invece, 4,95 volte quelli medi. In altri paesi, gli stipendi dei parlamentari sono fino a tre volte gli stipendi medi: questo riformula il problema italiano: la politica gonfia la piaga della disuguaglianza.
Da un paio d’anni la Banca Centrale Europea chiede all’Italia di tagliare le spese del settore pubblico. Per avere un rapporto tra stipendio e salario medio più simile a quello di altri paesi europei (e mondiali). Iparlamentari italiani dovrebbero dimezzare la loro retribuzione o riuscire a raddoppiare lo stipendio medio di ogni singolo cittadino.