Attenzione ai risvolti burocratici e legali legati al percorso indispensabile per entrare in possesso del denaro o dei beni immobili del nostro benefattore. Parliamo di diritto di successione.
Vi trovate nell’apparentemente felice condizione di dover ricevere un’eredità, per altro anche sostanziosa? In tempi così delicati dal punto di vista economico, non potrete che accogliere la notizia con un sorriso.
Tempi difficili, per non dire durissimi: ricevere la lieta notizia di un’eredità, entrare in possesso del patrimonio di un proprio parente defunto, se sostanzioso, non può che rappresentare un cambiamento che accogliamo a braccia aperte. Eppure sia chiaro che esistono dei criteri legali ai quali dover ottemperare per essere messi nella condizione di usufruire del patrimonio in questione, piccolo o grande che sia.
La prima terminologia che ci viene in mente, doverosamente da approfondire, è il diritto di successione. Cerchiamo di capire di cosa si tratta e come funziona. E soprattutto sia bene inteso che non è sempre scontato e diretto entrare in possesso di una eredità, soprattutto quando non esiste un atto notarile che sancisce la presenza di un unico erede e quando i destinatari del patrimonio del defunto sono più di uno.
La dichiarazione di successione è un requisito obbligatorio che viene effettuato dagli eredi (o rappresentante legale) di un’eredità entro 12 mesi dalla data di morte del testatore. La dichiarazione è presentata all’Agenzia delle Entrate, o ad un qualificato intermediario di assistenza finanziaria, come il Centro di Assistenza Fiscale (CAF) italiano.
Nei casi in cui vi siano più eredi al patrimonio, è richiesto un solo atto di dichiarazione di successione. Se si tratta di immobili, è necessario registrare anche il trasferimento di atti in un catasto, che comporta una serie di tasse. Si precisa che la dichiarazione di successione è un obbligo di legge, e in caso di superamento dei 12 mesi gli eredi possono essere soggetti a sanzioni di diverso tipo.
Eredità e diritto di successione: ecco tutto quello che devi sapere
Se il valore dell’eredità è inferiore a 100.000 euro e non sono coinvolti immobili, la dichiarazione di successione non è necessaria. Anche la rinuncia all’eredità è un’opzione prevista dalla legge italiana. In questi casi l’erede rinuncia automaticamente sia ai beni che ai debiti detenuti dal testatore. Occhio naturalmente, sempre, ai possibili tentativi di truffa.
Coloro che rinunciano alla loro eredità non sono più richiamati nella successione, come se non fossero mai stati chiamati a riceverla. Tuttavia, questa rinuncia deve avvenire in modo completo, senza condizioni. Non c’è possibilità, ad esempio, di rinunciare solo a una parte dell’eredità, come i debiti, mantenendo altri beni.
In Italia la legge sull’ereditarietà prevede che i familiari più stretti (coniugi, figli, in alcuni casi genitori) abbiano diritto a una parte del patrimonio complessivo; la legge stabilisce le modalità di distribuzione di tali beni. Ciò significa che il testatore non può disporre liberamente di tutti i suoi beni.
La legge, invece, detta, in una certa misura, vincoli che sono posti al processo successorio in Italia. Gli antichi romani ebbero l’idea dell’ereditarietà forzata perché volevano che i loro beni rimanessero nell’immediata famiglia, o in gentes latina (il clan di quegli individui che condividevano lo stesso nome di famiglia e rivendicavano la discendenza da un antenato comune).
L’ereditarietà forzata persiste ancora oggi in Italia come un modo per assicurare che la successione sia eseguita in modo equo e che nessun parente stretto venga escluso.