Scopriamo insieme cosa ci attende in termini di cambiamenti pensionistici a pochissimi giorni dal voto e in particolare approfondiamo la delicata questione della quota 41. Scopriamo di cosa si tratta.
La parola pensioni, da sempre, ha caratterizzato, nel nostro Paese, non solo l’attenzione della vita quotidiana politica ed economica, ma naturalmente è diventato un vulcano pronto ad esplodere quando la nazione si appresta a eleggere un nuovo parlamento, come avverrà con il voto degli italiani del prossimo 25 settembre 2022.
La crisi economica, con i rincari energetici e l’inflazione, non fanno che acuire il dibattito, che però da mesi si concentra su quelle che sembrano fumose e vane promesse, in attesa di una riforma globale per il mondo pensionistico che da troppo tempo tarda ad arrivare. Proviamo a scoprire insieme cosa ci attende in termini di pensioni e di mutamenti lavorativi che, in questo momento, appaiono più che mai cruciali.
Da qualunque parte si guardi, politicamente parlando, ci si rende conto che l’Italia sta lavorando, ed è inevitabile, a una riforma per facilitare il pensionamento anticipato dei lavoratori senza gonfiare quello che è già il secondo conto pensionistico più alto d’Europa, poiché l’aumento del costo del denaro alimenta le preoccupazioni per l’enorme debito pubblico del nostro Paese.
Quota 41, tutti ne parlano: di cosa si tratta?
Il governo di Mario Draghi ha cercato, finché ha potuto, finché glielo hanno permesso, di iniettare maggiore flessibilità nel sistema.
Chiunque andrà al Governo, al posto di Draghi, dovrà puntare a concludere un accordo con i sindacati nazionali sulla riforma pensionistica globale entro la fine dell’anno, con un nuovo incontro chiave tra quelli che saranno i prossimi massimi ministri e i sindacati che attendono al varco.
Si dovrà tenere conto, tutti i partiti dovranno farlo, delle mutate e diverse aspettative di vita, della situazione dei lavoratori domestici e delle donne e del fatto che la vita lavorativa italiana continua a essere tremendamente instabile e discontinua.
Con una delle popolazioni più anziane del mondo, l’Italia spende più di qualsiasi altro paese europeo per le pensioni tranne la Grecia, secondo i dati Eurostat. Secondo il Tesoro, la bolletta delle pensioni di Roma ha raggiunto nel 2020 il 17% record della produzione nazionale.
Il tema caldissimo, comune a molti partiti, è quota 41: lo promuove in particolare la Lega e prevede che il lavoratore raggiunga automaticamente il diritto alla pensione anticipata di anzianità con 41 anni di contributi.
Altra questione prioritaria, vedi Fratelli d’Italia, è quella dell’aumento del costo della vita, degli aumenti e dell’adeguamento delle pensioni: coraggiosa la proposta della Meloni nel chiedere l’aumento fino a 1000 euro delle pensioni minime, eliminando il Reddito di Cittadinanza per trovare i fondi necessari alle coperture.