Il riconoscimento di una vita, doveroso, per chi ha dato il proprio contributo di impegno costante, fisico e morale, per il benessere della famiglia. Scopriamo insieme quali donne italiane possono aspirare al fondo pensione di casalinghe.
In un momento così difficile per le famiglie italiane, attanagliate dal nodo alla gola dei rincari energetici e dell’inflazione record, esistono spiragli di luce e via di uscita come la pensione per le casalinghe. Non solo quindi bonus, agevolazioni fiscali e Assegno Unico Universale.
In attesa di conoscere quale sarà il destino del Reddito di Cittadinanza, tutto nelle mani del nascente Governo, affrontiamo i contenuti di una normativa importante, che valorizza uno dei ruoli sociali più importanti e forse nel contempo, per anni, più sottovalutato, economicamente e giuridicamente parlando, della nostra società.
Chiediamoci quali sono oggi i diritti delle casalinghe italiane e in che modo possono aspirare concretamente a un fondo pensione. Soprattutto approfondiamo insieme quali sono gli enti che si occupano della loro tutela previdenziale.
Le casalinghe italiane hanno ottenuto, da alcuni anni, il loro primo storico fondo pensione: ci hanno pensato nell’ordine prima l’Inps nel 1996 e poi dal 2000 la Federcasalinghe. Partiamo da quest’ultimo: si tratta di un fondo chiuso, promosso da Federcasalinghe, un’organizzazione simile al sindacato delle casalinghe. Milioni di donne italiane svolgono lavori domestici non retribuiti e la loro posizione aveva bisogno di un riconoscimento normativo.
Fino a poco tempo, le casalinghe e i lavoratori part-time non potevano contribuire ai fondi pensione. Con la legge sui fondi pensione (124/1993), possono iscriversi a un fondo pensione aperto o chiuso: ma in un primo tempo poteva farlo solo chi aveva un lavoro e un reddito regolare. Il decreto 47/2000 consente ai lavoratori part-time e alle casalinghe di contribuire a entrambi.
La legge italiana però è chiara e in tal senso non è mutata nel tempo: per aspirare a un fondo pensione nella tua vecchiaia, devi versare, nella maggior parte dei casi, contributi. Una casalinga può versare contributi in contanti (senza essere obbligata a effettuare pagamenti regolari). Le casalinghe possono istruire le loro banche e società di carte di credito a calcolare gli sconti concessi da negozi e punti vendita e questi risparmi verranno versati nei conti dei fondi pensione individuali ogni trimestre. Un’altra disposizione interessante del decreto 47/2000 è che i contributi delle casalinghe a un fondo pensione possono beneficiare di incentivi fiscali.
La casalinga può avere diritto ad una pensione anche se non ha mai lavorato. A patto che si sia iscritta al Fondo casalinghe che l’INPS ha istituito nel 1996. Se la donna ha versato almeno 5 anni di contributi in questo fondo, ha diritto ad una pensione. Arrivata a 67 anni la casalinga, anche se non ha mai versato contributi, può aspirare a un fondo pensione sociale minimo. Come è possibile? Si tratta di un assegno sociale, che viene calcolato sommando il reddito del coniuge, a condizione che non superi determinati limiti.
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