Il rimborso del modello 730 non è arrivato a tutti perché, in alcuni casi, l’Agenzia delle Entrate non prevede l’erogazione: ecco qual è il motivo e chi è che non può beneficiarne.
L’anno si sta chiudendo e con esso anche quello fiscale, per questo motivo molte persone stanno facendo i conti anche con le questioni finanziarie. Molti lavoratori sono in attesa del rimborso IRPEF. Mentre alcuni lo hanno ricevuto regolarmente, altri invece non hanno avuto segni di vita dall’Agenzia delle Entrate. Ma qual è il motivo? Andiamo a vedere i dettagli e chi non lo può ricevere.
È terminata la stagione delle dichiarazioni dei redditi, mentre quella del modello 730 si è conclusa nel mese di settembre. In poche parole, chi doveva versare l’IRPEF ha già provveduto a farlo. Così come chi doveva recuperare le tasse versate già le ha ricevute. Tuttavia, alcune persone non hanno ricevuto il rimborso del modello 730, questo a causa di alcune regole che sono chiare e ben definite.
Questo è un rimborso che viene dato tra luglio, agosto e settembre ai contribuenti. Ma qualcuno non lo ha ottenuto, anche se gli spetterebbe di diritto. Ma per quale motivo il rimborso IRPEF non è ancora arrivato? Non c’è alcun errore o svista da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma a causare questo è stato un errore del contribuente o il CAF al quale si è affidato. Andiamo a conoscere i dettagli.
Perché non arriva il rimborso del modello 730?
Tante purtroppo sono le persone che aspettano invano l’arrivo del rimborso per le spese detraibili che sono state inserire nella dichiarazione dei redditi. Una situazione assai spiacevole, soprattutto in questo periodo di crisi economica e inflazione record dove si fa fatica con le spese. Dopo settembre e ottobre, anche a novembre non c’è stato alcun rimborso, questo per via del datore di lavoro.
Non tutti sanno che, nel modello 730, il ruolo che costituisce il datore di lavoro è di enorme importanza, anche se non è poi così strettamente necessario. Il suo ruolo, in pratica, è quello di essere come un sostituto d’imposta. È lui che in pratica preleva ogni mese le imposte sul reddito in busta paga e poi le versa allo Stato. Ma il suo ruolo non termina qui.
Il datore di lavoro effettua anche i relativi conguagli, sia nel caso ci fosse una eccedenza di imposta a debito e sia nel caso ci fosse una eccedenza di imposta a credito. L’errore in questione può arrivare in caso in cui ci si trovi un datore di lavoro che eroga i rimborsi a rate in diverse mensilità. Ma se il contratto di lavoro non presenta un datore di lavoro stabile, non può essere ‘usato’ come sostituto di imposta.
Possiamo fare come esempio i lavoratori del settore turistico, oppure agricolo o edile. Parliamo, quindi, di tutte quelle persone che non hanno continuità di assunzione. Per questo motivo, dovrebbero rivolgersi all’Agenzia delle Entrate. Un errore che può fare anche il CAF se non si prende la briga di verificare qual è il contratto del lavoratore dipendente.