Il governo Meloni è pronto a cambiare alcune regole per il reddito di cittadinanza. La nuova prospettiva incide soprattutto per le persone di massimo 60 anni. Vediamo i dettagli.
Il nuovo governo ha da poco avuto il via ma le operazioni sul tavolo della discussione sono tante. Uno dei temi più caldi riguarda il reddito di cittadinanza. L’idea iniziale, soprattutto di Fratello d’Italia, era quella di abolirlo totalmente. Ora, però, pare che ci saranno solo delle importanti modifiche.
Come ben sappiamo, le risorse sono poche a discapito delle cose da fare che sono davvero tante. L’idea, però, rimane spostare parte delle risorse ad altri temi come e bollette oppure la flat tax. Per questa ragione si pensa di intervenire in maniera seria su alcune condizioni che riguardano il reddito di cittadinanza. Una potrebbe essere la sottrazione del reddito alle persone che sono in grado di lavorare tranquillamente.
Il 2023 sarà un anno importante per tantissimi temi. Dalle pensioni al reddito di cittadinanza fino alle bollette, le operazioni sono varie. In ambito di reddito, dal 2023 potrebbe essere stravolto tramite un nuovo piano. Ora, invece, l’idea che sta prendendo sempre più corpo è quella di un limite d’età. Così da non ripetere gli errori fatti in passato.
Reddito di cittadinanza, possibile limite d’età: lo scenario
Le scorse settimane hanno portato a capire come il nuovo governo voglia interrompere la strada tracciata sul reddito di cittadinanza. Si è passati dall’abolizione alla modifiche strutturale della misura. Inoltre, tutti i partiti che fanno parte del governo si sono mostrati contrari al sussidio. Per tale ragione si interverrà su alcuni requisiti.
Si è tanto parlato di tagliare il reddito a chi può effettivamente lavorare. Questo perché non si può considerare sullo stesso livello chi non ha alcun tipo di problema con ha condizioni di vita non favorevoli. In aggiunta, non ci sarà nessun intervento retroattivo. Quindi, con ogni probabilità, si garantirà il sussidio a chi per età o salute, oppure chi ha dei vincoli familiari, non può lavorare.
In questo contesto, chi viene chiamato in causa sono le persone che hanno massimo 60 anni. La fascia che va dai 18 ai 60 anni sarà legata a queste modifiche. Il rischio per chi può lavorare e non ha figli minori a carico oppure se non sono carevigers di vedersi sottrarre il sussidio è decisamente alto. Con questo cambiamento, profondo, si pensa anche a ridurre i tempi di fruizione. Si pensa di attuare anche dei cambiamenti sulla NASPI. Anche in questo caso, la modifica riguarderebbe i tempi, da 18 a 12 mesi con un sussidio che cala a 6 mesi per il terzo rinnovo. Con altri sei mesi dedicati ai corsi di formazione. Insomma, ci sono tante idee al vaglio e staremo a vedere come deciderà di agire il nuovo esecutivo.