Una nuova manovra del neo governo di centro destra ha messo da parte il modello ISEE per abbracciare il quoziente familiare. Ma come cambiando le cose? Ecco come funziona e a che cosa serve.
Diversi sono i cambiamenti che il nuovo esecutivo sta apportando a diversi settori. Tra questi il più ‘toccato’ è senza dubbio l’economia, anche perché è un tema centrale in questo dato periodo storico. Proprio di recente è la novità che alcune persone potrebbero vedersi non obbligati a compilare il modello Isee. Ma andiamo a conoscere i dettagli di questa manovra che sta già facendo discutere.
È proprio recente la notizia che il governo italiano, presieduto da Giorgia Meloni e nato dopo le elezioni politiche dello scorso 25 settembre, ha deciso di debellare l’ISEE per alcune persone. In poche parole, l’esecutivo ha deciso di introdurre nella manovra il quoziente familiare. Una novità che potrebbe arrivare ben presto, visto che è stato già annunciato.
Dopo questa novità, in molti si sono chiesti come funziona e che cosa cambia. Ma soprattutto se adesso è possibile mantenere i diritti che sia hanno adesso. In linea generale, possiamo dire che si tratta di una manovra che mette al centro il reddito di famiglia e quindi non quello personale. Un passaggio che potrebbe avvenire con la riforma fiscale.
Quoziente familiare, a che cosa serve?
Prima di entrare nel merito e capire a chi è rivolto. È bene specificare a che cosa serve il quoziente familiare, messo all’interno di una riforma ampia che riguarda l’ISEE ed alcuni bonus. Per prima cosa, c’è da dire che, secondo quanto riferito dal governo, questo mezzo dovrebbe garantire una equità nelle imposte in forma maggiore di adesso. Si tratta di una manovra che prende spunto dal modello francese.
In sostanza, parliamo di una riforma che parte dal reddito ISEE in quanto va a considerare il reddito del nucleo familiare complessivo. Ma che guarda al numero dei componenti della famiglia. Proprio per questa ragione andrebbe a considerare anche le spese fisse della famiglia, come ad esempio l’affitto o il mutuo. Oltre al patrimonio immobiliare e mobiliare che detiene la famiglia.
A differenze dell’ISEE, quindi, il quoziente pensato serve più per garantire una tassazione corretta ed applicarla ad ogni famiglia. Invece che essere preso in considerazione per garantire e determinare i sostegni economici, come ad esempio può essere l’assegno unico.
Come funziona: differenze con ISEE
Come viene riportato dal portale Proiezioni di Borsa, il quoziente famiglia avvantaggia le famiglie più ricche e quindi andrebbe a colpite coloro che sono in difficoltà. Questo perché porterebbe un risparmio medio familiare sull’imposta di circa 800 euro. Un guadagno che cresce con il crescere del reddito. Ed è per questo motivo che una famiglia che ha un reddito maggiore è più avvantaggiata, a differenza dell’ISEE.
Avere uno strumento di questo tipo significa applicare l’IRPEF su tutto il reddito del nucleo familiare. E quindi non solo sul reddito personale di ogni componente, come lo era con l’ISEE. In poche parole, ad oggi sappiamo che una persona paga per il reddito che genera. Mentre con il quoziente familiare si tassa l’intero reddito familiare con un’aliquota che non cambia. Un situazione che disincentiva il coniuge che guadagna meno.