Cosa succede se non viene rispettato in tempo il pagamento del bollo auto, imposta annuale per chi possiede un autoveicolo? Ecco tutte le informazioni.
Chi decide di acquistare un’auto o ne possiede già una sa che ci sono delle spese da tenere in considerazione. Non si tratta infatti soltanto di quelle che riguardano le revisioni da fare, eventuali riparazioni, o semplicemente la benzina, ma anche quelle fisse come il bollo auto.
Questo generalmente viene pagato annualmente e la sua scadenza coincide con la fine del mese di immatricolazione del mezzo. È un tributo che spetta a tutti i possessori di un autoveicolo ed è una spesa che non si può rifiutare di pagare. C’è però chi per diversi motivi si può trovare a non poter o voler pagare tale imposta. Ma cosa succede se non viene rispettato tale pagamento? Scopriamo insieme cosa dice la legge in merito.
Bollo auto, che cos’è e le sanzioni previste
Quando parliamo di bollo auto ci riferiamo alla tassa automobilistica e cioè al tributo che viene previsto dall’amministrazione finanziaria italiana e che va gravare su autoveicoli e anche motoveicoli che sono di fatto immatricolati nel nostro paese. Si tratta dunque di una imposta regionale per cui la normativa viene dettata dallo Stato. Chi riscuote il tributo sono le Regioni ma c’è un’eccezione che vale per il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, per la quale questa tassa viene riscossa dall’Agenzia delle entrate.
I possessori dunque di un autoveicolo come già anticipato sanno benissimo che devono tenere in considerazione il pagamento di questa imposta che va ad aggiungersi ad una serie di spese che vengono fatte costantemente per gestire il mezzo. Oltre alla benzina, che presenta oltretutto sempre variazioni di prezzo, si devono tenere in considerazione cambi di gomme, le revisioni e spese extra.
Se si decide di pagare questo bollo in ritardo, si deve sapere che le sanzioni amministrative subiscono un aumentare dell’importo in base al periodo che passa oltre la scadenza. Chi paga questa imposta entro 14 giorni dalla scadenza riceve una sanzione pari a 0,1%. Se invece si decidere di pagare al quattordicesimo giorno ci si imbatte in una sanzione dell’1,4%. Dal quindicesimo giorno fino al trentesimo si paga una sanzione del 1,5%. Dal trentesimo giorno fino al novantesimo giorno, l’aumento è dell’1,67%. Dal novantesimo giorno fino ad un anno si dovrà pagare una sanzione pari al 3,75%. Dopo un anno il pagamento della sanzione sarà pari al 30% dell’importo dovuto a cui si aggiunge anche un interesse dello 0,05% ad ogni sei mesi in cui si genere in ritardo.
Una specifica però importante da fare è che chi non paga l’imposta può comunque continuare a guidare e circolare con la propria automobile non ricevendo alcun tipo di multa stradale o sottrazione di punti della patente, perché tale bollo ha natura tributaria e quindi non c’entra niente con la circolazione del veicolo.
Fare ricorso? Quando è consentito
Se non avviene il pagamento dell’imposta generalmente si riceve un avviso di accertamento che viene fatto dall’ente titolare del credito e dunque può essere sia l’Agenzia delle Entrate che la Regione. Questo tipo di atto può essere notificato come raccomandata o anche consegnato da un notificatore. Passati questi giorni chi è in credito affida il ruolo di recuperare i propri soldi all’agente per la riscossione esattoriale voluto per poter appunto recuperare la cifra. Questo però non avviene immediatamente e possono passare mesi e anche anni.
In questo caso sia hanno 60 giorni di tempo per pagare la somma dell’imposta, oppure fare ricorso. Se si vuole avviare questa seconda procedura, ci si deve rivolgere alla Commissione tributaria provinciale. È bene sapere però che per fare ricorso ci devono essere dei motivi validi, come ad esempio l’omessa notifica dell’avviso di accertamento, il pagamento che in realtà è già stato avvenuto o la pendenza di un altro ricorso.
Quando l’agente per la riscossione esattoriale notifica la cartella, questa automaticamente diviene definitiva perché non è stata opposta. A quel punto se tale cartella non è stata opposta o pagata entro i 60 giorni il contribuente viene sottoposto ad azioni esecutive specifiche, che possono essere il pignoramento di beni, come ad esempio il quinto dello stipendio o della pensione, o un fermo del proprio veicolo.
Quest’ultimo però deve comunque essere sempre anticipato da un giusto preavviso che è pari a 30 giorni, in modo tale che si possa avere il tempo di pagare l’imposta o farsi fare una rateizzazione. Si può anche dimostrare che il proprio autoveicolo è usato a livello professionale e in questo caso il fermo non viene iscritto. Per dimostrarlo però il mezzo deve essere iscritto all’interno del libro di beni ammortizzabili.
Prescrizione dell’imposta, quando avviene
Un’altra informazione importante da sapere è che tale imposta viene prescritta dopo 3 anni, che vanno dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello in cui si doveva versare la somma per il bollo. Quando viene notificata la cartella esattoriale tale situazione interrompe il termine di prescrizione e lo fa decorrere da capo nuovamente. Anche tale cartella si prescrive dopo 3 anni.