Un gesto che è più comune di quanto si pensi potrebbe costare alla persona sei anni di carcere. La novità arriva dopo una sentenza del tribunale: ecco che cosa c’è da sapere.
Ci sono situazioni che non solo contribuiscono al degrado ambientale, ma accelerano questa situazione. Il tutto mentre gli esseri umani lottano per la sopravvivenza e il collasso dei sistemi di gestione ambientale che proteggono gli ecosistemi. Per questo motivo una sentenza ha portato alla luce una pratica illegale che danneggia in modo netto e persistente le nostre acque.
La vita nei nostri oceani è minacciata da molti fattori. Uno dei più significativi è la pesca illegale, che la maggior parte delle volte inquina l’acqua e distrugge le specie marine. Ad esempio attraverso la cattura accidentale di specie in via di estinzione. Proprio per via di questa situazione, negli anni ci sono stati dei movimenti e delle proteste per sensibilizzare l’opinione pubblica alla cosa.
Una battaglia lunga anni e che continuerà nel tempo. Tuttavia, lo scorso 28 ottobre 2022 c’è stata la prima vittoria per i movimenti ambientalista di tutela delle specie marine. Visto che il Tribunale di Torre Annunziata ha emesso la sentenza che vuole la pesca del dattero di mare è un reato illegale punibile fino a sei anni di reclusione. Andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è stato detto.
Pesca dattero di mare è illegale, reato punibile con il carcere: la sentenza
Le autorità sono sempre più severe nei confronti di tutti gli anelli della filiera, dai pescatori ai consumatori. Queste sono spinte anche dai gruppi ambientalisti che da anni protestano per tutelare e difendere il mare dalla pesca illegale. Dopo battaglie, finalmente molti possono esultare dietro la sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, lo scorso 28 ottobre.
Si è deciso che la pesca del dattero di mare e di tutte quelle specie protette comporta un grave e devastante impatto per tuto l’ecosistema marino. Per questo motivo, i responsabili di tale reato possono avere una condanna fino a 6 anni di carcere. Una pena che può essere scontata di un terzo in caso si scelga il rito abbreviato durante la fase processuale.
Si tratta di una sentenza che avrà un peso importante per quanto riguarda la difesa e la tutela del mare e dell’ambiente. E che è arrivata dopo che c’è stata una campagna di informazione e sensibilizzazione da parte di numerosi gruppi ambientalisti. Una battaglia che va avanti dal 1988, come comunica L’Associazione Marevivo sul sito web, che si sono costituiti parte civile durante il processo. Una missione che continuerà, assicurano.
Ad essere felici della sentenza sono anche i legali di Marevivo che hanno sottolineato come da oltre trent’anni l’associazione si sta mobilitando per avere giustizia e cercare di garantire la tutela del nostro ecosistema marino. Una sentenza che di sicuro avrà delle condanne e delle conseguenze irreversibili.