La Scuderia Ferrari è ancora in attesa di sfatare il tabù di Kimi Raikkonen nel 2007 e dell’ultimo titolo costruttori del 2008. Alla base degli insuccessi c’è un problema enorme.
La Formula 1 ha, completamente, cambiato faccia rispetto agli anni in cui la Rossa ha dominato. Dopo il quinquennio aureo targato Michael Schumacher, i tifosi non hanno dovuto aspettare troppo per rifesteggiare un titolo mondiale. L’ultimo trionfo iridato del Kaiser era arrivato nel 2004, ma nel 2006 la sfida alla corona si era protratta sino all’ultimo Gran Premio. Fernando Alonso, sulla Renault, la spuntò, riuscendo a confermare il titolo dell’anno prima. Erano battaglie tirate e spettacolari dove erano piccoli dettagli a fare la differenza.
Ne sa qualcosa la McLaren che, nel 2007, era pronta a festeggiare il doppio successo, ma alla fine non arrivò né il titolo piloti, né quello costruttori, a causa della spy story. La triste storia di spionaggio industriale venne alla luce nel giugno 2007, all’incirca dopo il Gran Premio degli Stati Uniti, quando iniziarono a trapelare le prime indiscrezioni a Maranello. A quel punto, al termine della stagione, furono annullati tutti i punti alla squadra di Woking, mentre in merito alla graduatoria dei driver, la beffa arrivò in Brasile con la vittoria del titolo di Raikkonen, tra i due litiganti Fernando Alonso e Lewis Hamilton. La Ferrari si confermò al top anche nella stagione successiva, lottando alla grande con la McLaren. Felipe Massa sfiorò il titolo, ma comunque il mondiale costruttori rimase in Italia.
Erano anni esaltanti, nessuno avrebbe mai immaginato un clamoroso periodo di quindici anni senza vittorie del Cavallino Rampante. L’exploit di Red Bull Racing e Mercedes ha segnato due cicli tecnici della categoria regina del Motorsport. Il passaggio ai motori ibridi ha colto impreparata la Rossa, ma di fatto è stata una scelta accettata da tutte le squadre, compresa la Ferrari. Non vi erano i presupposto e il know how opportuno per risultare da subito competitivi. Tra il 1999 ed il 2008, il Cavallino si aggiudicò 8 titoli costruttori e 6 piloti su 10 stagioni, dal 2009 in avanti, in sole due occasioni la squadra ha lottato per la conquista del titolo piloti sino alla fine. La crisi attuale rimanda a quella degli anni ’80 – ’90 con un digiuno di vittorie che inizia ad essere sempre più preoccupante.
A livello dirigenziale tantissime cose sono cambiate rispetto al periodo d’oro. Non vi è più un Presidente, appassionato e molto presente, come Luca Cordero di Montezemolo, ma anche personaggi come Jean Todt e Ross Brawn. Uomini forti che hanno regalato momenti indimenticabili ai tifosi della Rossa. Il nuovo corso targato Elkann con Mattia Binotto, figura centrale del management, non ha dato i risultati sperati. Nonostante una vettura, altamente, competitiva nel 2022, dopo due anni e mezzo senza trionfi, il Mondiale è stato dominato dalla Red Bull Racing. Charles Leclerc e Carlos Sainz non hanno potuto nulla contro lo strapotere della RB18. Il team austriaco è finito nella bufera per la questione del budget cap.
Ferrari, una regola dietro la crisi
La Ferrari, più di qualsiasi altra squadra, ha patito l’abolizione dei test privati. Lo sviluppo della vettura è diventato sempre più complesso e legato alla simulazione ed alla galleria del vento. Una F1 sempre più ingegneristicamente tecnologica, lontana dall’asfalto, che ha portato alla ribalta competitor come Red Bull Racing e Mercedes. Dal 2010 ad oggi si sono succedute solo vittorie di questi due team che hanno lasciato le briciole agli avversari. Il 2009 fu, invece, un anno anomalo con la vittoria della BrawnGP. In quella annata fu stabilito che i test in pista sarebbero stati aboliti. Una regola assurda, contraria al concetto stesso di Motorsport. Retroscena inquietante sul Cavallino Rampante: spunta un dettaglio clamoroso.
Un po’ come è accaduto per il budget cap, le ragioni che spinsero i team ad accettare questo compromesso furono legate al contenimento dei costi. Uno degli elementi di forza della Rossa era la possibilità di percorrere migliaia di chilometri sui tracciati di Imola, Fiorano e Mugello, sotto l’occhio analitico dell’ingegner Luigi Mazzola. Nel 2003, forse, il caso più eclatante con la lotta alla McLaren e alla Williams. Il gap rispetto al precedente anno era stato, praticamente, annullato, tuttavia il lavoro di sviluppo si rivelò determinante per continuare a conquistare titoli mondiali. La scelta di bandire i test risultò determinante anche per la McLaren ed altri team storici. Nel 2023 i test in pista saranno limitati ai 100 km di filming day e ai soli 3 giorni nel precampionato, a soli 7 giorni dallo start della stagione. Una situazione a dir poco paradossale per la categoria regina del Motorsport.