Alla base del nostro Paese esiste un sistema previdenziale forte che consente di erogare assegni di invalidità a chi affronta quotidianamente una situazione di disabilità fisica certificata che ne mina irrimediabilmente la qualità della vita.
In Italia esiste uno stato di diritto che, nonostante le difficoltà economiche la fortissima pressione fiscale che attanagliano le nostre giornate, si rivela essere estremamente garantista nei confronti dei cittadini in palese difficoltà fisica e psicologica.
Del resto, si contano sulle dita di una mano, ma sono fondamentali, quegli aspetti che rendono un Paese civile tra i più evoluti. Occorrono un sistema sanitario forte, un impianto previdenziale altrettanto solido, ma soprattutto risorse adeguate per quei cittadini sfortunati che non possono condurre un’esistenza pari a quella degli altri, ma che vantano i medesimi diritti, sociali, economici, e la medesima dignità.
Differenza tra assegno e pensione di invalidità
Nel sistema previdenziale italiano va fatta una netta distinzione che, per i profani, non è spesso semplice da comprendere, quella tra pensione di invalidità e assegno di invalidità.
- prestazioni di inabilità ordinaria (Assegno Ordinario di Invalidità – AOI ). Si tratta di un beneficio economico, erogato su richiesta, ai lavoratori la cui capacità lavorativa sia ridotta di almeno un terzo per malattia fisica o psichica.
- pensione di invalidità (Pensione di Inabilità). Si tratta di un beneficio economico, erogato su richiesta, ai lavoratori che sono completamente e permanentemente impossibilitati a riprendere qualsiasi attività lavorativa.
I lavoratori che non possono più, totalmente o in parte, riprendere l’attività lavorativa, sono tutelati da determinati benefici economici.
Tutto questo accade per contribuire ad alleviare lo stato di bisogno e la situazione economica sfavorevole in cui si trovano.
Attenzione, però, alle evoluzioni delle normative in corso, e quei casi in cui gli assegni di invalidità possono essere addirittura ridotti. Vediamo quando se ne verificano inevitabilmente le condizioni, senza dimenticare che puoi avere diritto anche agli arretrati.
Assegno di invalidità: ecco chi rischia un taglio netto
La burocrazia, al momento, ci mette di fronte ad una situazione ben chiara da comprendere: l’importo dell’assegno di invalidità può essere calcolato con due modalità diverse che è bene tenere ben presente.
Una quota sarà calcolata con il sistema retributivo e l’altra con sistema contributivo.
Se quindi parliamo di un lavoratore che ha iniziato a versare i suoi contributi dopo dicembre del 1995, l’assegno varierà da persona a persona a causa del sistema contributivo.
Ma cosa rischia di accadere a questo punto? Ma soprattutto chi potrebbe rimetterci di più? L’assegno di invalidità non è di fatto compatibile con regimi di guadagni autonomi particolarmente alti.
Di conseguenza, se sei vittima di una invalidità parziale e hai diritto al tuo assegno, esiste una cosiddetta percentuale di decurtazione. E’ fissata al 25% per redditi compresi tra 26.810,16 euro e 33.512,70 euro e al 50% per redditi superiori a 33.512,70 euro. C’è quindi poco da gioire. Lo Stato non ti regala nulla.