L’inflazione sta raggiungendo sempre tassi più alti. Il costo della vita sta vedendo aumenti in ogni settore. Anche nel caso degli affitti di casa la situazione potrebbe cambiare. Ecco come potrebbe verificarsi l’aumento.
Il costo della vita sta sempre più aumentando. Tale aspetto sta portando nello sconforto sia le famiglie che le imprese. Gli aumenti hanno toccato praticamente tutti i settori, anche quello degli affitti. A tal proposito, l’aumento potrebbe portare ad un rialzo del canone di locazione.
Di base, gli affitti sono già di per se molto alti. L’argomento, infatti, è stato trattato anche in ambito politico senza, però, arrivare ad una conclusione. Al momento, per affittare una casa ci vuole una discreta cifra. Questa, complice l’inflazione, potrebbe anche aumentare.
L’inflazione ha segnalato una situazione in cui ci sono soggetti che perdono mentre altri guadagnano. In questo specifico caso, i padroni di casa possono aggiustare il contratto precedentemente stipulato. Partiamo dal presupposto che una richiesta di aumento, con contratto in essere, all’inquilino è illegittima. Ma c’è una piccola azione che porta all’aumento dell’affitto. Ecco di cosa si tratta.
L’inflazione fa aumentare l’affitto di casa: ecco come
Il contratto può contenere all’interno la possibilità di adeguare in base all’inflazione il canone d’affitto. Questo adeguamento avviene con il contratto ancora in essere e segue i dati che vengono forniti dall’Istat. Da come vediamo non si tratta di aumento ma di adeguamento in base al costo della vita. Così da permettere a chi cede di mantenere inalterato il potere d’acquisto.
Tale spostamento può essere anche del 100% dell’indice Istat dei prezzi al consumo che riguarda famiglie di impiegati. Dopo la richiesta, starà alle parti mettersi d’accordo nell’aggiornamento del canone. Decidere, quindi, che questo avvenga automaticamente oppure ci sia la richiesta del padrone di casa. Nel primo caso, l’aggiornamento può essere richiesto in qualsiasi momento. Nel secondo, il locatore deve fare la specifica richiesta. Senza, però, poter ricevere gli arretrati in un secondo momento.
Di solito, tutto si bassa dagli indici Istat. In alcune situazioni, ci si può affidare a requisiti diversi. In prima battuta non ci può essere un dislivello contrattuale che va a vantaggio del padrone di casa. A seguire, non si deve aumentare in maniera illegittima l’affitto approfittando di tale situazione.
L’adeguamento può toccare due livelli. Il primo arriva fino al 100% della variazione Istat. Questo si verifica nei contratti a canone libero, quelli con durata di 4 più altri 4 anni con rinnovo automatico. Il secondo arriva ad un massimo del 75% della variazione. In questo caso si verifica tramite contratti a canone concordato, si tratta di contratti con durata di 3 anni più altri 2 con rinnovo automatico. Gli accordi in loco possono mettere in atto una soglia più bassa.