Gli italiani non possono rinunciare alla pasta, ma occhio a quando scatta lo stato di allerta per possibili anomalie alimentari.
La pasta è il primo alimento consumato dagli italiani, rappresenta una delle eccellenze assolute del nostro panorama culinario. Un rito, un momento indelebile, una occasione di convivio: di fronte alla pasta di qualità siamo inevitabilmente davanti ad uno dei simboli assoluti del made in Italy.
Negli ultimi anni, accanto alla pasta di tipo tradizionale, di grano duro e grano tenero, sono nati i cosiddetti prodotti salutistici che hanno conquistato letteralmente il mercato. Stiamo parlando delle paste integrali, che lunghe o corte accompagnano i nostri percorsi dietetici e le nostre scelte salutistiche. Nascono così i primi piatti con pasta realizzata a base di farine come grano saraceno, riso, mais, adatte per problematiche di vario genere. Stiamo parlando di intolleranza come la celiachia, non contenendo in alcuni casi glutine. Oppure comunque adatte a regimi alimentari iper proteici.
E’ notizia, di qualche giorno fa, che è stato “dichiarato in stato di allerta alimentare” l’ennesimo lotto di pasta italiana, questa volta “figlia” della grande Campania. Parliamo della pasta di Gragnano.
Quando si verificano questi casi, non si tratta di un vero e proprio riscontro di sostanze nocive, ma esiste comunque il rischio di possibili patologie legate ad ingredienti sospetti non dichiarati dalla casa madre.
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Non è la prima volta che accade. Già nei giorni scorsi il Ministero della Salute aveva richiamato numerosi lotti di pasta integrale, di diverso marchio rispetto al richiamo recentissimo, ma contenente il medesimo allergene non dichiarato: senape.
L’avviso pubblicato oggi sul sito web è riferito a Penne rigate integrali Bio, a marchio Consilia, prodotta dal Pastificio Lucio Garofalo S.p.A., in Via dei Pastai, 42 a Gragnano. Il richiamo è limitato al solo lotto n°1197, con data di scadenza o termine minimo di conservazione indicato in 16/07/2024. La pasta è venduta in confezioni da 500 grammi.
Il richiamo è stato avviato dopo l’individuazione della “presenza dell’allergene senape” e ai consumatori allergici a questo alimento è richiesto di non consumare il prodotto e di riportarlo al punto vendita per il rimborso.
Le aziende non possono evitare di dichiarare sulla confezione tutti i possibili allergeni contenuti in un determinato prodotto alimentare. Gli utenti devono essere informati dei possibili rischi e quando si verifica una mancanza di questo genere scatta l’avvertimento ufficiale. Come in questo caso, il consumatore è tenuto a non mangiare il prodotto e a riconsegnarlo all’azienda dove lo ha acquistato.
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