Il lavoro vive di tantissimi momenti. Dal tempo determinato a quello indeterminato, sono varie le condizioni. Di recenti, però, le condizioni sono cambiate sul periodo di prova. Ecco i cambiamenti.
I contratti di lavoro si legano a determinati condizioni. Oggi sentiamo sempre spesso parlare come una sorta di utopia per quanto riguarda l’indeterminato. Per questo motivo, spesso il datore decide per un periodo di prova. Tale periodo, però, ha visto cambiare le sue regole di recente.
Il periodo di prova si lega, più o meno, a tutte le categorie di lavoratori. In teoria, questo periodo precede quello dell’assunzione vera e propria. Come detto, dal 13 agosto 2022 sono cambiate alcune regole tramite il decreto trasparenza. La sezione apposita è la numero 104 del 27 giugno 2022. Mentre la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è avvenuta il 29 luglio.
Con il decreto trasparenza, si vuole rendere più chiare le condizioni con cui le imprese attuano questa modalità. Le azienda, inoltre, dovranno informare sia in maniera cartacea oppure in modo elettronica il lavoratore sui dettagli del periodo di prova. Andiamo a vedere insieme, quindi, tutte le nuove regola a cui prestare attenzione.
Lavoro, nuove regole per il periodo di prova: il decreto trasparenza
Quanto messo in campo dal decreto trasparenza va a rafforzare le basi attuate dalla contrattazione collettiva. L’articolo 7 del decreto sottolinea che il periodo di prova non può andare oltre i 6 mesi. Si specifica inoltre che si può non tener conto del limite temporale solo in un caso. Se la durata inferiore prevista è prevista dalle indicazioni dei contratti collettivi.
Ci sono delle indicazioni che si legano anche al periodo di prova per il contratto a tempo determinato. Il comma 2 dell’articolo 7 parla di un rapporto che deve essere stabilito da due condizioni. La prima è la durata del contratto mentre la seconda riguarda le mansioni che si devono mettere in campo. Quindi, come venga impiegato il lavoratore. In caso di rinnovo del contratto per la stessa funzione non ci può essere la proroga della prova.
Il prolungamento del periodo di prova, come svelato dallo stesso comma, fa riferimento a casi particolari. Si tratta di malattia, infortunio, congedo obbligatorio di maternità e paternità. Il prolungamento è legato al tempo di assenza che si è verificato.
Il decreto trasparenza, inoltre, stabilisce che il lavoratore, dopo il periodo di prova, può chiedere altre condizioni. Dopo 6 mesi, quindi, il lavoratore può chiedere al datore una postazione più sicura e stabile, se disponibile. Nel caso ci fosse un rifiuto, dopo 6 mesi, il lavoratore può fare un’altra richiesta. Una richiesta che deve essere fatta in forma scritta e al datore di lavoro o committente.
La risposta deve arrivare entro un mese dalla data in cui è partita la richiesta. Il rifiuto deve avere delle motivazioni. In caso di nuova richiesta, nel caso il motivo fosse lo stesso, il datore non è obbligato a comunicarlo in forma scritto ma può farlo anche in presenza. Queste regole, infine, non vengono applicate ai lavoratori della pubblica amministrazione, a quelli marittimi o dell’ambito della pesca e ai domestici.