Smart working, quali saranno le nuove regole in vigore a partire da settembre? Cattive notizie per la maggior parte dei lavoratori: l’Italia fa marcia indietro, tranne in pochi casi.
C’è chi fino all’ultimo ha sperato che la situazione venutasi a creare a causa della pandemia avrebbe cambiato per sempre l’assetto del lavoro. Per quanto riguarda l’introduzione dello smart working per più lavoratori, si sbagliava.
Molti lavoratori sono interessati a sapere che cos’accadrà a partire dal mese di settembre, ormai alle porte, in materia di “lavoro agile”. Il Covid, per due anni, ha dimostrato alcuni lati estremamente positivi che il lavoro da casa potrebbe avere: si è parlato di impatto sociale, familiare, sulla salute e anche sull’ambiente.
Nonostante i discorsi e gli articoli in merito sembra proprio che, in Italia, a partire da settembre le regole in merito allo smart working tornino indietro al periodo pre-pandemia, se non con poche eccezioni. Questo è quello che traspare dal decreto Aiuti bis del Consiglio dei Ministri che ha deciso di non prorogare le norme sul lavoro agile.
Smart working, le nuove regole da settembre: nessuna proproga
Le richieste di Andrea Orlando, Ministro del Lavoro, sono state ignorate e nel Decreto Aiuti bis non è presente alcuna proroga in merito al diritto allo smart working. Il lavoro agile non sarà rinnovato neanche le categorie cosiddette “fragili” e ai genitori di figli minori di 14 anni.
Per quanto riguarda il mese di agosto le regole per richiedere il lavoro da casa rimangono quelle precedenti. Il datore di lavoro, fino al 31 del mese, può richiedere lo smart working in maniera unilaterale per i suoi dipendenti.
A partire da settembre, invece, le regole tornano quelle del pre pandemia, che fanno riferimento alla legge n.81 del 2017. Secondo questa norma la richiesta dello smart working è un accordo individuale tra datore di lavoro e impiegato. Non saranno più concesse agevolazioni da questo punto di vista.
Unica semplificazione sarà il fatto che l’azienda potrà inviare direttamente i nomi di coloro che lavorano in modalità agile, senza che sia necessaria una copia della richiesta per ogni dipendente. Questa l’unica agevolazione in merito allo smart working concessa.
Tutte le regole in merito al lavoro agile che sono state introdotte nei due anni precedenti sono state spazzate via, in pratica. L’Italia rimane indietro rispetto al resto d’Europa che ha una media del 20% dei lavoratori in smart working, rimanendo fermi al 13%. Molto al di sotto la media anche i lavoratori che svolgono metà orario in lavoro agile, ovvero lo “smart working intensivo”.