Ci sono campioni capaci di lasciare il segno nel cuore dei tifosi. Le loro gesta entrano per sempre a far parte del nostro quotidiano: ci identifichiamo in loro, nell’energia, nel coraggio, nel talento. Tutto questo vale anche per la Motogp.
L’adrenalina scorre veloce lungo quel filo sottile che contiene dento di se’, da sempre, tutte le prerogative per emozionare, per coinvolgere, per appassionare il pubblico. Lo spettacolo, troppo spesso, però, incontra le nuvole nere della tragedia.
Il mondo dello sport, da sempre, e in particolare i motori, non meno la Motogp, sono costellate da drammi che segnano, per sempre, in negativo, la storia delle corse in pista.
Non bastano un casco, non bastano mille criteri di sicurezza, per evitare che tutto questo accada: ed è così che idoli del pubblico come Marco Simoncelli, astro nascente del Mootomondiale, hanno lasciato questo mondo troppo presto, costellando solo di ricordi il pochissimo tempo nel quale ci hanno deliziato con le loro gesta.
Il pubblico non può dimenticare, e negli anniversari che si ripetono nel tempo di determinate tragedie, rivive, grazie ai media e non solo, vede riesplodere lo shock, la tristezza, lo sgomento. Come se tutto fosse avvenuto appena ieri.
Marco Simoncelli, l’incidente che ha stravolto la MotoGP
Simoncelli era energia, era simpatia, era talento puro. E ci piace immaginare chissà quanti trofei avrebbe potuto alzare al cielo anche quella sfrontatezza di pilota-bambino che sapeva raccontare con le gare che lo vedevano protagonista.
E così lo vogliamo raccontare, come fosse ieri, come se quel maledetto 23 ottobre 2011 in Malesia fosse ieri. Per la seconda domenica consecutiva, il mondo delle corse è stato scosso da una sconvolgente tragedia. In Malesia, il motociclista italiano Marco Simoncelli è morto poco dopo essere stato coinvolto in un terribile incidente durante la gara malese della MotoGP a Sepang.
Simoncelli, il gemello di Valentino Rossi non ce l’ha fatta ed è morto per le conseguenze di letali ferite al petto, alla testa e al collo: semplicemente non c’era nulla che il personale medico potesse fare per salvarlo. Il direttore medico della MotoGP Michele Macchiagodena affermava, quel giorno, che Simoncelli spirava appena 45 minuti dopo l’incidente.
Marco, il nostro Marco, aveva solo 24 anni. Simoncelli ha perso il controllo della sua moto e ha iniziato a virare a destra della pista, dove si è ritrovato proprio sulla traiettoria del pilota americano Colin Edwards e del pilota italiano Valentino Rossi. I due si scontrarono con Simoncelli, il cui casco si staccò volando via.
Nelle ore e nei giorni immediatamente successive alla morte di Simoncelli, una delle principali domande poste fu se la sua tragica fine avrebbe potuto essere evitata o meno.
C’è però una cosa che non cambierà davvero mai: i motori, sono per sua stessa natura, un’attività sportiva molto pericolosa. Con i veicoli che vanno a velocità così tremende, si verificheranno sempre incidenti. E quando ciò accadrà, esiste la possibilità che le conseguenze siano sempre nefaste, regalando dolore e shock ai tifosi di tutto il mondo.