Come ci si deve comportare in caso di Covid e visite fiscali? Le regole non mutano ulteriormente. Ma attenzione, rischio di pene severissime in un caso.
In questo ultimo periodo, si sono segnalati tanti casi di positività al Covid. Una vera e propria ondata estiva che ha segnato un netto distacco dal passato. Infatti, mai in estate si sono visti numeri del genere. Tale situazione si riflette anche sui datori di lavori che hanno visto per almeno una settimana i propri dipendenti mancare. La positività al Covid, però, viene messa sullo stesso piano dell’assenza per malattia.
Quando un lavoratore risulta positivo ha il diritto di restare a casa e astenersi dal proprio lavoro. Il periodo di lontananza dal lavoro ricopre l’intero arco della positività. Al tempo stesso, come possiamo immaginare, ci sono degli obblighi da rispettare. Come quello della disponibilità negli orari delle visite fiscali. Questo perché, la positività al virus non sottrare il lavoratore da queste visite. Quindi, non esiste alcuna sorta di esenzione.
Non essendoci l’esenzione, dunque, il medico può anche solo passare a controllare per verificare il rispetto dell’isolamento. In caso contrario potrebbero esserci dei seri problemi. Andiamo a vedere quali sono gli obblighi e quali sono le sanzioni che possono generarsi.
Visite fiscali anche per i positivi al Covid: le regole da seguire e le sanzioni
Dunque, chi risulta essere positivo al Covid deve rispettare le regole che si legano a chi si assenta per malattia. In questo discorso, quindi, rientrano anche le visite fiscali. Non c’è in alcun modo di esonerarsi da tale pratica e la violazione delle regole porta a delle pesanti sanzioni.
Questa regola vale sia per i dipendenti del pubblico sia per quello del privato. Per i dipendenti pubblici gli orari di reperibilità vanno dalle 3 alle 13 e il pomeriggio dalle 15 alle 18. Mentre per i privati gli orari vanno dalle 10 alle 12, il pomeriggio si va dalle 17 alle 19. Nel caso dei dipendenti pubblici, però, l’assenza per Covid è equiparata al ricovero in ospedale. E, per ovvi motivi, non è soggetto a controllo. Tuttavia, la circolare della Giustizia del 5 luglio annuncia che questo scenario sul piano normativo tratta tale il tutto come un’assenza per malattia. Quindi, sia il datore di lavoro che l’INPS possono avviare il controllo del medico. Questo si deve verificare negli orari prima elencati e può anche essere ripetuto.
Abbiamo parlato della visita del medico, ora passiamo alle sanzioni che possono innescarsi in caso di violazione, in caso di non reperibilità. Qui si va da quella disciplinare fino al rischio licenziamento. Il principio che vige è quello per cui il datore di lavoro deve tener conto di quanto accaduto e della sua gravità. Inoltre, in caso di assenza c’è anche quella amministrativa con decurtazione del 100% dell’indennità per i primi 10 giorni mentre per i giorni successivi si passa al 50%.
A queste sanzioni si aggiunge anche quella per chi viola la quarantena. L’articolo 260 del Testo Unico delle leggi sanitarie parla di arresto compreso tra i 3 e i 18 mesi con un’ammenda da 500 euro fino ad arrivare a 5.000 euro. Nei casi più gravi si può arrivare anche a 12 anni di reclusione.