Pensione supplementare a chi continua a lavorare? Questi soggetti sono esclusi

Il numero di persone che in pensione decidono di continuare a lavorare fino all’età avanzata è aumentato drasticamente. Ma non tutti possono chiedere la pensione supplementare: ecco quali sono.

Tutti coloro che decidono di tornare a lavorare dopo aver ottenuto la pensione lo fanno principalmente perché l’importo mensile che passa lo stato è troppo basso. Per questo motivo tornano in attività. Sappiamo che chi versa contributi nel periodo di pensionamento può chiedere il supplemento di pensione. Ma non tutti possono farlo. In alcuni casi questo non è previsto.

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Puoi davvero continuare a lavorare dopo il pensionamento? La risposta è assolutamente sì. L’assegno pensionistico non preclude alle persone la possibilità di tornare a lavorare, soprattutto se hanno ottenuto la pensione in età giovane, ad esempio sotto i 60 anni. Molte persone scelgono di lavorare part-time e di ridurre le loro ore. Questo sta diventando sempre più comune.

Nella maggior parte dei casi, l’individuo che continua a lavorare e versa i contributi allo stato durante il pensionamento può usufruire della pensione supplementare. Questa è data solo nel caso in cui la contribuzione non è sufficiente a maturare un diritto autonomo alla pensione. Tuttavia, c’è da dire che il supplemento non spetta a tutti, in quanto non tutte le gestioni previdenziali lo prevedono.

Pensione supplementare non a tutti: ecco i soggetti esclusi

Andare in pensione molto presto è il sogno di molte persone. Ad esempio adesso si può andare a 63 anni con questa soluzione INPS. In molti casi però alcune persone decidono di continuare a lavorare e versare i contributi ed ottenere la pensione supplementare. Ma in alcuni casi ci potrebbero essere dei problemi, come per chi decide di iscriversi ad una gestione dell’AGO.

Parliamo di una delle casse gestite dall’ex INPDAP, in pratica la previdenza dei dipendenti statali e della pubblica amministrazione. In questo caso, al lavoratore non viene riconosciuta né la pensione supplementare e né tantomeno il supplemento di pensione. L’esempio più calzate è un lavoratore privato che dopo la pensione decide di dedicarsi all’insegnamento nella scuola pubblica.

In questo caso e in quelli simili, il contributi versati non possono essere usati per il supplemento pensionistico. Questo perché bisogna raggiungere i requisiti per maturare il diritto ad una prestazione autonoma. In pratica bisogna raggiungere 20 anni di contributi con il nuovo lavoro così da avere la pensione di vecchiaia. Oppure aspettare il compimento dei 71 anni per raggiungere la pensione di vecchiaia contributiva, con almeno 5 anni di contributi.

Se, invece, un pensionato statale decide di rioccuparsi nella pubblica amministrazione c’è un’altra alternativa. La persona può chiedere la riunione dei contributi che in sostanza danno avvio alla liquidazione di un nuovo trattamento previdenziale. Ma in questo caso la pensione potrebbe essere fusa con quella nuova. E quindi comporterebbe una restituzione del denaro percepito sotto pensione mentre si lavorava.

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