La legge 104 è diretta a persone con gravi difficoltà. I permessi servono per permettere la cura del soggetto da un familiare.
Quando si parla di persone con particolari difficoltà è sempre complesso conoscere tutte le regole. La legge 104 viaggia in direzione proprio di questi soggetti e permette, tramite permessi, di essere aiutati. Ma i permessi non sono l’unico incentivo per i disabili. Ci sono tanti altri bonus che garantiscono ottime soluzioni. Ad esempio, è possibile comprare un auto usata con un certo risparmio.
Il nostro focus, però, è sui permessi. Di solito, un permesso viene utilizzato da un familiare per procedere alle cure del soggetto disabile. Ma le regole sul funzionamento dei permessi non sono sempre chiarissime. Soprattutto, non è chiaro se, una volta preso il permesso legge 104, si deve obbligatoriamente stare tutta la giornata con il disabile.
La grande confusione è dettata anche dalle tante conseguenze negative che porta un’infrazione. Si può arrivare anche al licenziamento. Come possiamo vedere, questo non può fare altro che generare anche una certa agitazione. Andiamo a vedere, dunque, cosa si dice in merito.
Legge 104, occhio a questi errori: potrebbe scattare una multa di 5.000 euro
Come sappiamo, le leggi sono sempre di difficile comprensione. In questo caso, manca una normativa chiara. Come riportato dal sito money.it, l’unica strada è rappresentata dalle sentenze della Corte di Cassazione. La legge, in questo caso, è chiara e parla di poter prendere 3 giorni al mese di permesso. Quello che manca, però, è il tempo che si deve dedicare al disabile.
Quello che è emerso è che si deve dedicare la maggior parte del tempo alla cura del disabile. Non per forza, questa, deve avvenire tutto il giorno. La sentenza 23434/20 del 26 ottobre 2020 sancisce che se la cura del familiare è stata fornita per un numero di ore pari o superiore a quelle di lavoro, l’azienda non potrà fare nulla. Anche se il soggetto si è dedicato a questioni personali.
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Le persone che si dedicano alla cura del disabile vengono definite caregiver. Spesso è uno stesso familiare che se ne occupa dopo l’orario lavorativo. Quindi, in presenza di permesso può dedicarsi anche ad altro. Sempre, però, tenendo come priorità la situazione del soggetto con handicap.
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