Il canone Rai su tablet e smartphone è una proposta partita dall’amministratore delegato Carlo Fuortes. Le voci aumentano ma cosa sta succedendo?
Da quale settimana, l’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes ha lanciato una proposta particolare. Riguarda il pagamento del canone esteso non solo alla TV ma anche a smartphone e tablet. Questo perché, oggi, si può vedere la televisione anche tramite altri dispositivi. Sicuramente una proposta che ha fatto discutere.
Un cambiamento del genere porterebbe a cambiare le condizioni che dettano il pagamento del canone Rai. Come sappiamo, il canone si paga a seguito del possesso del televisore. In sua assenza, non c’è bisogno di pagare nulla e scatta l’esenzione. Quest’ultima, inoltre, scatta anche per alcuni casi in cui è presenta un televisione nell’abitazione. Il canone, dunque, potrebbe subire una nuova svolta dopo quella del 2016. Molti ricorderanno che fu l’anno in cui venne inserito nella bolletta della luce. Una situazione da seguire e analizzare facendo un piccolo confronto con gli altri paesi.
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Canone Rai, arriva su smartphone e tablet?
L’attuale normativa concede di guardare la TV anche su smartphone, tablet e pc senza pagare il canone. Fino a questo momento, qualsiasi dispositivi digitale può essere utilizzato anche come televisore. Anche se non tutto viene trasmesso. Questo potrebbe essere uno dei problemi per finalizzare questa proposta. Dall’altra parte, Fuortes sottolinea come questi dispositivi siano sempre più utilizzati. Prodotti che permetterebbero di guardare la Rai.
Questa è certamente una situazione ingarbugliata. Già la decisione del 2016 di renderlo, di fatto, obbligatorio ha fatto molto discutere. In caso di passaggio di tale proposta ci potrebbero essere tante polemiche. Questo perché, la televisione perde ascolti ogni anno, le nuove generazioni si dedicano ad altro e, imporre il canone, potrebbe sembrare eccessivo.
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Da dire che, rispetto ad altri paesi, il costo del canone è decisamente basso. Sappiamo che in Italia il costo è di 90 euro all’anno diviso su 12 mesi. In Francia e in Germania la situazione appare diversa. Nella prima nazione si parla di circa 133 euro all’anno mentre nella seconda si superano i 200 euro. Vedremo, dunque, se la proposta verrà resa effettiva oppure non sarà applicata.