Il Fisco può bloccare i pagamenti per quel che riguarda il Superbonus 110%? Ecco di cosa si tratta e i casi in questione, i dettagli.
L’argomento e il tema del Superbonus 110% è comprensibilmente di grande interesse e, proprio come in altri casi, desta interesse e curiosità: vi potrebbero essere dei casi in cui il Fisco procederebbe a bloccare i pagamenti? Ecco di che cosa si tratta.
Ad occuparsi di questo tema è Adnkronos che fa riferimento ad un approfondimento degli esperti del sito di informazione legale La legge per tutti; viene specificato nelle prime battute che, in merito al Superbonus 110%, qualora si scelga la cessione del credito o lo sconto in fattura, bisognerà fare i conti con l’Agenzia delle entrate.
Il riferimento va alle modiche alla normativa che sanciscono l’effettuazione di controlli preventivi che “potrebbero mandare a monte tutto il beneficio nel caso in cui ci fosse qualcosa di poco chiaro”.
Il fisco, stando a quanto riportato, avrebbe la possibilità di bloccare i pagamenti oppure chiedere successivamente al contribuente, qualche anno dopo, di “restituire dei crediti inesistenti. Ovviamente, con gli interessi”.
Rispetto al Superbonus 110%, viene spiegato che vi sono tre opzioni per poter recuperare la spesa inerenti ai lavori: portarla in detrazione mediante la dichiarazione dei redditi, con il denaro che viene recuperato al massimo – si legge – in 5 quote annuali di uguale importo; con lo sconto in fattura; e con la cessione del credito di imposta.
Rispetto alla prima delle tre possibilità, il controllo è tale come per altre detrazioni fiscali, ma, si legge da Adnkronos che menziona Laleggepertutti.it, sono le altre due opzioni su cui “L’Agenzia delle Entrate vuole vederci chiaro fin da subito”.
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Tema di grande interesse dunque, come per altri importanti, quello relativo al Superbonus 110%, di cui parla Adnkronos facendo menzione dell’approfondimento degli esperti di La legge per tutti.
Come detto, secondo quanto si legge, sono due delle tre opzioni indicate, che presumibilmente “scelte da chi non ha i soldi da anticipare” al fine di svolgere i lavoro per poter effettuare il miglioramento energetico del proprio immobile che permette l’accesso al Superbonus 110%, “oppure chi non vuole attendere cinque anni per recuperare tutta la spesa” mediante la dichiarazione dei redditi, quale sui cui l‘Agenzia delle Entrate vorrebbe “vederci chiaro sin da subito”.
Tanto per la cessione del credito di imposta quanto per lo sconto in fattura, si legge che serve la trasmissione telematica all’Enea delle asseverazioni rilasciate sugli impianti, una pratica che va fatta dal tecnico abilitato che ha posto la firma sul visto di conformità.
Il contribuente dovrà poi darne comunicazione, si legge, all‘Agenzia delle Entrate mediante un modello da inviare sulla piattaforma entro il 31 marzo dell’ano seguente a quello in cui vi è stato il pagamento dei lavori.
Coloro che ricevono il credito di imposta possono controllare il cassetto fiscale, verificando se questo è stato versato, confermando l’accettazione o il rifiuto. Si tratta di una comunicazione obbligatoria anche per successive ipotetiche cessioni future.
Sarebbe questo l’aspetto, ovvero tale comunicazione, l’oggetto in questione particolare, il modulo telematico, spiegano gli esperti, potrebbe consentire al Fisco di bloccare i pagamenti inerenti al superbonus 110%, o per meglio dire, si legge ancora, “ad impedire l’acceso al contribuente al beneficio”.
Come viene spiegato da Adnkronos in relazione al focus di La legge è uguale per tutti, dopo aver ricevuto la comunicazione legata alla cessione del credito o sconto in fattura, l’Agenzia delle Entrate avrebbe “facoltà di fare le sue verifiche sulla correttezza dei dati riportati e sul diritto del contribuente ad ottenere il superbonus”.
Ove mai dovesse avvertire che si trattasse di un profilo a rischio, si legge, “l’Agenzia può sospendere fino a 30 giorni gli effetti della cessione e di quelle eventuali successive”.
Ancora, si legge che in sostanza potrebbe bloccare la cessione del credito che sarebbe come bloccare il pagamento agevolato dei lavori.
Tale ipotetica decisione, ovvero la possibilità di decidere che quello in questione sia un profilo a rischio, verte – spiega La legge per tutti – su alcuni elementi, tra gli altri la coerenza e la regolarità tra i dati che sono stati forniti nella comunicazione e quanto risulta all’Anagrafe tributaria.
Altri elementi ad esempio sarebbero l’andamento e la regolarità di eventuali precedenti cessioni operate dal medesimo soggetto.
Qualora nel corso delle verifiche, emergessero eventuali conferme di irregolarità o la presenza di eventuali elementi tali per poter sostenere che a chiedere la cessione o lo sconto sia un profilo a rischio, “il Fisco ritiene la comunicazione non effettuata”.
Il contribuente che ha fatto la comunicazione è avvertito per via telematica, viene spiegato, mentre nel caso in cui tutto vada a buon fine oppure decorrano i trenta giorni dalla data in cui è stato fatto l”invio della comunicazione senza che l’Agenzia si sia fatta sentire, la cessione o lo sconto “acquisiscono piena efficacia”, si legge.
In conclusione, si legge su Adnkronos, l’invito degli esperti a prestare attenzione poiché, aver avuto il via libera alla cessione o allo sconto in relazione al superbonus 110%, “non significa poter buttare via la documentazione”.
L’Agenzia delle Entrate potrebbe svolgere le proprie verifiche sia grazie ai poteri previsti in relazione alle imposte dirette, sia rispetto al recupero delle somme di cui il contribuente avrebbe ingiustamente ricevuto un beneficio, in aggiunta a sanzioni ed interessi, si legge.
Potrebbero dunque esserci un eventuale atto di recupero che va notificato entro il 31 dicembre del 5° anno seguente a quello in cui avrebbe avuto luogo la violazione delle norme.
In ogni caso ed a prescindere da tutto, è opportuno approfondire la tematica, i casi, e tutti i dettagli inerenti la questione consultando gli esperti del campo e gli specialisti, per chiarire ogni eventuale dubbio e ricevere informazioni specifiche e dettagliate al riguardo.
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