Ti sei mai chiesto come fare davvero a risparmiare con le fatture della luce? Lo sai che la maggior parte di noi continua a commettere errori madornali che fanno lievitare le bollette?
I rincari di luce e gas, arrivati da poche settimane, stanno mettendo a dura prova la nostra già traballante serenità economica. La brutta sorpresa degli aumenti, in particolare per i piccoli imprenditori, rappresenta senza ombra di dubbio una nuova spada di Damocle che pende sulle nostre teste.
Da una parte, non c’è dubbio, i cittadini rappresentano ancora una volta la vittima sacrificale di turno. Se la media delle famiglie non arriva a fine mese, come è possibile immaginare che un piccolo artigiano, magari pasticciere, possa arrivare a pagare un aumento che lo porta da 10 chilowatt a 14 chilowatt orario? Ma se per le aziende, dotate in alcuni casi di tante indispensabili attrezzature, il risparmio diventa utopia, poiché le macchine sono fondamentali magari per portare avanti una linea di produzione, in famiglia possiamo e dobbiamo agire diversamente.
I rincari di luce e gas hanno minato le nostre già scarse certezze: cosa fare?
Ed è fondamentale fare il possibile per combattere, armati di conoscenze, il complesso e a volte improbo duello i rincari. Non ci resta che la strada del risparmio assoluto.
Vi ricordate la nonna che ci correva dietro, da bambini, per spegnere le luci che lasciavamo accese di stanze non utilizzate della casa? Bene, ora, ripensando a quei tempi, le nostre nonne ci mancheranno il triplo!
Non ci resta che capire quali errori si possono evitare anche per pagare 50 euro in meno sulle fatture.
In un mondo così pieno di tecnologia e progresso, risparmiare energia è diventato indispensabile. Spegnere gli elettrodomestici in casa una volta utilizzati è un gesto di rispetto nei confronti dell’ambiente, e quindi del nostro futuro. A volte però quella che sembra una buona norma può rivelarsi non essere sufficiente.
In Italia ci sono circa tre centrali elettriche che producono energia per alimentare elettrodomestici spenti o in stand-by. È proprio così. Limitarsi a spegnere un apparecchio senza staccarne la spina dalla corrente può vanificare la più buona intenzione. Gli alimentatori, infatti, che trasformano la corrente elettrica da alternata a continua, e i sensori in attesa di un segnale che dovrebbe provenire da tastiere e display a LED, non smettono neanche per un istante di assorbire energia.
In Italia, questo consumo è di circa 305 KWh per abitazione ogni anno, che corrisponde all’11% del consumo annuale di elettricità di una casa.
Un invisibile e silenzioso dispendio che a fine anno finisce con l’incidere in modo rilevante sulla bolletta. Sapere quali sono questi apparecchi, e quanto consumano a nostra insaputa? Non può che aiutarci a fare dell’energia un uso decisamente più consapevole, perché risparmiare energia “per davvero” si può.
La macchina del caffè, che per funzionare rimane in preriscaldamento ogni giorno almeno un’ora, costa 100 watt/h, per un totale di circa 5 euro all’anno. Se la macchinetta rimane senza fare caffè per diverso tempo sarebbe più opportuno scollegarla dalla presa perché è in grado di consumare più di 1 watt all’ora quando non è in funzione.
I televisori riescono ad assorbire una discreta quantità di energia, anche da spenti, o meglio, anche quando noi li crediamo “spenti”. La modalità stand-by è stata calcolata in almeno 3 euro l’anno.
Il cordless è un altro di quei dispositivi che rimangono accesi ininterrottamente senza che ce ne rendiamo conto.
Un cordless, sempre acceso, consuma fino a 2,9W all’ora; sarebbe buona norma staccarlo del tutto se non altro quando ci si allontana da casa per parecchie ore.
Un dispositivo con schermo LCD, lasciato attaccato alla corrente una volta spento, consuma 1,13 W/h; un consumo comunque inferiore a quello della tv con tubo catodico che può perfino raddoppiare.
Fatture della luce: gli errori madornali da evitare per risparmiare
Un telefono cellulare in ricarica assorbe 5 watt ogni ora, un consumo che costa circa un euro ogni 1250 ore. Se si contano 5 ore al giorno di ricarica, e quindi 1825 ore all’anno, considerando che in Italia ci sono all’attivo oltre 80 milioni di apparecchi, per ricaricare tutti i cellulari si spendono 116,8 milioni di euro in energia elettrica ogni anno.
Ma non sono solo questi i costi collegati all’uso del cellulare. Il semplice gesto del mettere il cellulare in carica, è compiuto, dalla stragrande maggioranza delle persone, poco prima di andare a dormire. Considerando quant’è il tempo di cui necessita, è in pratica completamente ricaricato molto prima che suoni la sveglia. E dov’è il problema? Il problema sta nel fatto che, anche da carico, il cellulare continua ad assorbire energia, molta energia. Per questo motivo sarebbe più giusto metterlo in carica durante le ore del giorno, quando si può vigilarlo e staccarlo dal caricabatterie appena raggiunto il 100%.
Questo accade po’ per velocizzare i tempi, un po’ perché a volte le prese di corrente sono situate in un posto tutt’altro che comodo da raggiungere. E allora numerose persone adottano la pratica del “caricabatterie sempre attaccato”.
Guai a lasciare i caricabatterie “improduttivi” nelle prese
Se tanto il caricabatterie non sta lavorando (perché non ricarica il cellulare) ed è freddo (supponendo che un caricabatterie in funzione dovrebbe essere caldo) non esiste motivo per cui lo si dovrebbe staccare.
Giusto? Purtroppo invece non è così. Nonostante sia freddo, seppur in maniera minima, il caricabatterie continua a consumare energia.
Un caricabatterie attaccato alla corrente consuma 1 Kwh dopo circa 1000 ore, per un costo di 1,20€ in un anno. Si tratta di un consumo decisamente irrisorio e che non preoccupa, ma un caricabatterie sempre inserito nella presa è soggetto a qualsiasi variazione della stessa.
Basta un semplice sbalzo di tensione a danneggiarlo in maniera irreparabile. Non solo, il lavoro continuato che le componenti interne eseguono, a lungo andare potrebbe far saltare in maniera irreparabile qualche condensatore.
Fatture della luce: occhio anche ai computer che non vengono mai spenti
I computer moderni hanno la capacità di andare da soli in modalità “sleep” (dormiente) quando non vengono utilizzati per un po’. Un computer desktop (da tavolo) assorbe in questa modalità da 1,5 a 5,5 W. Se il computer viene invece spento, i valori appena illustrati scendono, fino a dimezzarsi.
Il consumo dipende in buona parte dall’energia assorbita per l’illuminazione del monitor. Quando questo diventa nero entrando in modalità “sleep” può assorbire fino a 15W, mentre quando viene spento (senza essere scollegato dalla presa di corrente) il monitor continua a consumare fino a 10W.
Il consumo “nascosto” di un computer desktop in stand-by può raggiungere in un anno i 52 Kwh, per un costo che si aggira intorno 13€.
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In conclusione, per produrre l’energia assorbita dagli oltre 30 milioni di personal computer installati presso le famiglie italiane, tralasciando quelli presenti nelle aziende, occorre una centrale elettrica da 120 milioni di watt. Mentre il costo per alimentare la macchina spenta, ma con la spina inserita, si aggira sui 270 milioni di euro.