Non c’è dubbio che l’alcol faccia male. Ma fa più male il trasformarlo in vizio, in piaga per il nostro fisico e la nostra mente. Scopriamo i falsi miti dell’alcol.
Un bicchiere di buon vino rosso italiano ogni tanto non possiamo negarcelo. Magari come quello straordinario Amarone della Valpolicella che il nostro Premier Mario Draghi ha regalato, beati loro, ai leader del recente 20. Un’eccellenza assoluta da provare, da vivere, che, una tantum, non può certo far male. Vogliamo negare che la nostra bella Italia produca i migliori vini al mondo? Certo che no. Ma se parliamo di alcol e dei suoi effetti devastanti sul fisico e sulla mente dobbiamo certo prendere atto che tutto questo sia vero. La chiave di lettura è nell’equilibrio delle cose, nelle scelte ponderate.
In Vino Veritas: non neghiamoci un buon bicchiere di rosso italiano, ma guai a trasformarlo in vizio
“Vivere” un grande vino toscano come il Chianti come un compagno di avventura per una carne alla brace spettacolare, con gli amici di una vita: così ci può stare! Compagnia, allegria, socialità: finché l’alcol resta questo, allora ben venga un bicchiere di rosso fatto ad arte. Oppure una straordinaria birra artigianale, di quelle che la nostra Italia produce da un ventennio e che la stanno trasformando, di diritto, in uno dei Paesi non solo con più bevitori di “boccali”, ma anche in una nazione evoluta e in crescita nel settore. Laddove la produzione di birra è amore, passione, studio e naturalmente business, tutto nel segno del Made in Italy.
Cosa sarebbe un aperitivo tutto Italiano senza un Prosecchino di Valdobbiadene che il mondo intero ci invidia? Oppure vogliamo negare che negli ultimi 10 anni il vino sia diventato sempre di più “a misura di donna”? Le donne amano bere, reggono l’alcol a volte molto più degli uomini. Il business di locali come bar, ristoranti, bistrot, si regge moltissime sul bere femminile. Anche in termini di birra che da sempre sembra avere una connotazione rude e maschile.
In Vino Veritas: non neghiamoci un buon bicchiere di rosso italiano, ma guai a trasformarlo in vizio
Ma l’alcol nelle sue esagerazioni, nella sua sfaccettatura non certo positiva di vizio, fa emergere le sue enormi pecche. Tra falsi miti che ora vi racconteremo e innegabili verità.
In Italia ci sono circa 35 milioni di consumatori di birra, vino e superalcolici tra gli adulti. E il trend si sta sviluppando anche tra i più giovani. Sebbene in quantità minori sia stato dimostrato un basso rischio di sviluppare problematiche o malattie, e sebbene queste bevande siano piacevoli al palato e ben inglobate nella nostra tradizione, sono comunque sempre sconsigliabili se trasformate in “pericolosa abitudine”.
Esistono molti miti sull’alcol e alcuni di essi possono anche sembrare piuttosto credibili. Sorprendentemente, la maggior parte delle volte non è così.
Si dice che bere troppo alcol distrugga le cellule celebrali. Qualsiasi cosa se presa in eccesso fa male, tuttavia una moderata consumazione alcolica migliora effettivamente la funzionalità mentale. Incredibile ma vero.
Non bisogna neanche credere a chi afferma che bere regolarmente conduce per forza a un’aspettativa di vita più bassa. Dipende da diversi fattori. Secondo una stima statistica, sono minori le morti tra coloro che bevono 1 o 2 drink al giorno.
Falsi miti sull’alcol: quante sorprese da scoprire
Tra i miti sul bere alcol, ci sono anche quelli che riguardano il recupero dalla sbornia. Secondo molti, bere caffè nero può aiutare a smaltire i sintomi che si avvertono nel post sbronza. La realtà dei fatti risiede in un’unica e imprescindibile soluzione: il tempo. Falso, è anche il fatto che un uomo e una donna della stessa altezza possano bere la stessa quantità di alcolici.
Per loro sfortuna, le donne hanno una minore quantità dell’enzima che metabolizza ed elimina l’alcol. Per questo motivo possono ubriacarsi più facilmente rispetto agli uomini.
Avete voglia di bere qualcosa ma allo stesso tempo non volete esagerare? Se dovessero consigliarvi del vino bianco, non fidatevi.
Tutti i tipi di vino contengono in fondo la stessa quantità di alcol di una bottiglia di birra o uno shot di qualsiasi superalcolico, quindi scegliete semplicemente in base ai vostri gusti. Inoltre è risaputo che a digiuno il vino bianco fa molto più male allo stomaco.
È possibile anche prenderli tutti e tre, in caso si decida di bere un po’ di più. Per il motivo citato sopra, passare da una bevanda all’altra non fa assolutamente ubriacare più in fretta.
In poche parole, bere tre bottiglie di birra, equivale a bere uno shot, una birra e un bicchiere di rosso.
Falsi miti sull’alcol: viso rosso non è sempre ubriachezza
Altri miti sul bere alcol, riguardano il rossore del viso. Al contrario di quanto si possa pensare, non è sintomo di ubriachezza. L’alcol contiene acetaldeide, una sostanza che fa restringere i vasi sanguigni, il che è molto più pericoloso di una sbronza.
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Il flusso del sangue viene indebolito e di conseguenza aumenta il rischio di problemi al cuore e di ictus.
Infine, credete di avere la cosiddetta pancia da bevitore? Potrebbe essere in parte vero che l’alcol, difficile da smaltire per le pareti dello stomaco, gonfi. Ma nessuna bevanda fa necessariamente aumentare il girovita, il problema è sempre il cibo. Meglio iniziare a ridurre le porzioni.
Non è del tutto vero che l’alcol ci riscaldi: in realtà la vasodilatazione di cui è responsabile produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore in superficie, che in breve comporta un ulteriore raffreddamento del corpo e che, in un ambiente non riscaldato, aumenta il rischio di assideramento.
Non è vero che l’alcol aiuti a riprendersi da uno shock: al contrario, provocando vasodilatazione periferica, determina un diminuito afflusso di sangue agli organi interni e soprattutto al cervello.
Infine non è è vero che l’alcool sia una fonte di energia e dia forza. Svolge soltanto il ruolo di sedativo quindi diminuisce il senso di dolore e di fatica, ma solo per poco tempo. Occhio perciò alle notizie ingannevoli.
Inoltre soltanto una parte delle calorie dell’alcol riesce ad essere utilizzata dal nostro corpo per la forza lavoro.