L’indennità Inps è indispensabile a rendere meno problematica e meno affannosa la vita di coloro che non sono fisicamente e mentalmente autonomi.
Esistono diversi tipi di indennità Inps che vengono erogate a persone affette da malattie che rendono problematica e carica di sofferenze la loro esistenza.
Per capire a quale criterio, appartenente al complesso mondo legato alla macchinosa burocrazia dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, fa riferimento la propria patologia, occorre partire decisamente dall’inizio.
E di certo serve scandagliare fino in fondo le normative vigenti. E’ indispensabile. E’ chiaro che appare tutto più lineare nel momento in cui la malattia o la patologia è riconosciuta a tale punto di gravità, nel soggetto, “da produrre” sic et simpliciter una invalidità certificata.
Quella che a sua volta conduce a due stadi di sussidio: la classificazione del livello di invalidità, calcolata in percentuale, in base alla quale scatta l’indennità.
Stiamo parlando della la somma di denaro periodica di sostegno al soggetto fragile, e il cosiddetto accompagnamento. Quello che attenzione non è sempre scontato. Perché intercorre un filo sottile tra il livello di invalidità riconosciuta in una determinata percentuale e quest’ultimo.
Il complesso mondo delle indennità Inps: dal riconoscimento dell’invalidità civile fino all’accompagnamento
Le menomazioni fisiche, naturalmente, sopra ogni patologia, aprono la strada ad un livello di invalidità che consente quasi sempre un robusto sostegno mensile.
Perché sono quelle che non consentono di essere autonomi in alcun modo. Naturalmente parliamo di persone, di soggetti che soffrono, e con essi di famiglie che vivono veri e propri drammi infiniti.
Per questa ragione, per quanto sia necessario in un articolo informativo elencare “come e quando” arrivano le indennità Inps, non dimentichiamo mai che nessuna somma di denaro può alleviare determinati dolori, fisici e morali.
Ciascun grado di invalidità prevede l’accesso a specifici trattamenti o agevolazioni che interessano differenti ambiti della cura della persona.
I primi benefici spettano già con una percentuale di invalidità piuttosto bassa. Si ha diritto a un primo “sussidio” già partendo da una percentuale del 33%.
Tutto questo in crescendo, fino ad arrivare a quella invalidità totale, al 100%, che consente anche l’indennità di accompagnamento oltre che la pensione per invalidi civili.
Senza dimenticare che questi ultimi, nettamente più svantaggiati rispetto al resto della popolazione, hanno percorsi riservati per quanto riguarda accessi a posti di lavoro, con concorsi e posti fissi ad essi riservati.
Indennità Inps e patologie mentali: un micromondo
Attenzione alle sottili ma importanti sfumature che l’Inps “mette in luce” nel passaggio tra indennità di invalidità e sostegno di accompagnamento.
Una disparità che corrisponde in genere, a quei criteri di valutazione che si basano su visite periodiche con periti specializzati, finalizzate a verificare l’aggravarsi o il perdurare di determinate condizioni di salute.
Anche perché l’accompagnamento potrebbe durare tutta la vita, quando il disagio fisico mina tutte le possibilità di autonomia. Ma occorre naturalmente sempre la controprova medica con test costanti sulle condizioni del malato.
Un micromondo invece, rappresenta la situazione di chi fisicamente è in perfette condizioni, ma è affetto da gravi patologie mentali, arrivate alla nascita o subentrate nel corso della propria esistenza.
Ci chiediamo allora quindi quali siano i complessi criteri di valutazione Inps. Quelli ch che servono a stabilire la portata di una malattia mentale rispetto alla percentuale di invalidità e stabilire rispetto ad essa un eventuale accompagnamento nel caso di situazione irreparabile.
Anche in questi casi valgono le regole generali che fanno accedere al diritto all’accompagnamento. Si valuta se il soggetto necessita di assistenza quotidiana e costante ed i suoi atti di vita quotidiani sono inattuabili senza l’aiuto.
Anche nel caso della malattia mentale, dunque, si prende a riferimento questa condizione. Impossibile non immaginare anche qui che i soggetti e le famiglie non sono numeri o fogli di carta svolazzanti. Non sono documenti da catalogare e archiviare in un determinato modo.
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Pensiamo alla schizofrenia, ai gravi disturbi della mente, ai deliri. Tutto questo limita fortemente l’autonomia della vita quotidiana, in particolare quando si è dipendenti dagli altri o peggio ancora si è un pericolo per se stessi e per le persone che ci sono accanto.
Fisso mensile di oltre 500 euro per 12 mesi: ecco a chi spetta
La risposta all’interrogativo giunge da una recente sentenza della Cassazione n. 15620/2021. I Giudici qui hanno stabilito che l’assegno di accompagnamento non spetta laddove il richiedente sia in grado di attendere agli atti essenziali di vita quotidiana. Ergo, indennità di invalidità sì, accompagnamento no.
L’Inps “pretende” quindi il palese riscontro di patologie gravi come psicosi gravi. e croniche o schizofrenia. Si effettuano esami medici accurati e periodici, per arrivare a riconoscere un fisso mensile per almeno 12 mesi. In questo caso, ricordiamo che l’assegno di accompagnamento ha importo mensile di 522,10 euro per quest’anno. In caso di riconoscimento del diritto l’INPS paga l’indennità a partire dal mese successivo alla presentazione della domanda, sempre per un totale di un anno.