L’indennità Inps che permette di sostenere i disabili che conducono una esistenza difficile, secondo i delicati parametri della legge 104, prevede finalmente “agevolazioni” anche per chi non rientra nei criteri di questa normativa.
La Legge 104, in materia di disabilità e di integrazione sociale, sostiene a pieno, da tempo, quei disabili non autosufficienti e le loro famiglie.
In particolare l’Inps “agisce” seconda della gravità delle condizioni del soggetto fragile. E, a a seconda delle conseguenti difficoltà riscontrate nel quotidiano da parte del malato, sostiene chi si occupa della sua salute, dei suoi spostamenti, delle sue cure. Per questo eroga assegni mensili che possano almeno in parte “alleviare” situazioni di disagio economico di non poco conto.
Nessuna somma di denaro, ovviamente potrà rendere meno gravoso il dolore morale, nonché quello fisico, naturalmente. Nessun assegno potrà cambiare radicalmente in positivo la quotidianità di chi vive direttamente una malattia, dalla nascita o arrivata nel corso della propria sfortunata esistenza. Lo stesso vale per le sofferenze dei familiari “costretti” loro malgrado a modificare in modo radicale la loro quotidianità.
Il disabile non autosufficiente rischia di diventare nel tempo non solo un malato cronico. Poiché di fatto viene privato di quella serenità, di quei sorrisi, che solo una condizione di salute idonea possono conferire, permettendo a pieno a una persona sana di godere delle “bellezze” della vita. Ma soprattutto il malato “allettato” affronta una situazione di palese emarginazione.
La lotta diventa costante e spasmodica da parte dei familiari per garantire la continuità delle visite mediche, che diventano gravose se non si limitano all’assistenza domiciliare. C’è una battaglia quotidiana da affrontare, che obbliga il malato a sofferenti spostamenti lontano da casa. Tutto questo non rappresenta solo una spada di Damocle dal punto di vista dello stress, dell’ansia, dell’infelicità pura. Non è finita, visto che di fatto si aggiunge il macigno di ingenti esborsi economici che molti nuclei familiari non hanno la forza di sopportare.
Ricordiamo anche che la legge 104 garantisce fino in fondo anche i parenti dei disabili, senza erogare tagli sulla loro pensione.
Accade nel caso in cui il soggetto che si occupi a tempo pieno del malato debba, gioco forza, anticipare la conclusione del suo ciclo lavorativo.
Può tuttavia confortare sapere che anche ai lavoratori senza Legge 104 spettano fino a 500 euro per 12 mesi con determinati gravi problemi di salute. E che persino con molte malattie croniche si ottengono assegni di invalidità dall’INPS. Con l’avanzare dell’età potrebbe infatti insorgere alcuni disturbi o sindromi che riducono il grado di autonomia di un soggetto.
Il subentrare di malattie difficili da curare potrebbero infatti consentire di ottenere la giusta indennità. Soprattutto se si tratta di patologie che modificano l’autonomia quotidiana pur non rientrando nei parametri della legge 104.
Non bisogna necessariamente essere indicato come portatore di handicap dal mondo della medicina per ottenere il sostegno dell’Inps. Nel corso dell’esistenza possono subentrare fattori drammatici, come incidenti, come malattie alla colonna scheletrica, come patologie cerebrali che minano la comprensione, la mobilità. Esistono patologie che rendono ad esempio complesso il semplice ma fondamentale deambulare. Accade che si ha bisogno di assistenza per spostarsi dentro la propria abitazione, per andare in bagno, per vestirsi. Pensiamo ad un uomo sano di 70 anni, padre e nonno felice, da pochissimo pensionato, che vede arrivare i segnali debilitanti di una demenza senile improvvisa che non gli permettono più di essere autonomo in tutto.
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Peggio ancora tutto questo potrebbe compromettere quello che fino a poco tempo prima era un “mondo di grande serenità”. Persino il titolare di una patente speciale o un detenuto ha diritto all’erogazione dell’accompagnamento se possiede i requisiti sanitari. Tale ammortizzatore economico spetta infatti indipendentemente dall’età, dal reddito e dallo svolgimento di una professione. Risulta pertanto cumulabile non solo con un’eventuale pensione di invalidità, ma anche con le retribuzioni da lavoro.
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