Negli ultimi anni, da parte del Fisco, la lotta all’evasione, tra i reati considerati in assoluto più gravi, si è fatta sempre più serrata.
Per agevolare “il raggio di azione” dei controlli e delle indagini, il Governo si è spinto a concedere “libertà di movimento” non indifferenti a chi deve scovare i furbetti di turno.
La lotta all’evasione, che rimane uno dei crimini di maggior rilievo anche nel nostro Paese, non può e non deve conoscere confini. E in questo caso vale “il motto” di scuola machiavellica, il fine giustifica i mezzi. Ci siamo spesso chiesti fino a che punto possano spingersi le indagini, molto spesso incrociate, sui nostri conto correnti, da parte degli “007” del Fisco, per arrivare a delineare il quadro della nostra attività reddituale, per filo e per segno. Ci siamo domandati, da profani, quale fosse il percorso e quale la metodologia per arrivare a scovare chi commette reati di questo genere.
Naturalmente, alla base di tutto c’è la necessità di visionare i cosiddetti dati sensibili dei contribuenti. Ma come è possibile, ci chiediamo, riuscire a superare lo scoglio del Garante della Privacy? La risposta è semplice. In questo caso è sempre stato possibile “andare oltre”. Il Fisco lo ha sempre fatto, con il tacito accordo di tutte le parti in causa dello Stato. Poi, da pochissimi giorni a questa parte, qualcuno ha deciso che sarebbe stato meglio “ufficializzare” questa forma di potere, se così possiamo definirla. Appare chiaro quindi che la publica amministrazione e tutti i suoi uomini preposti all’indagine sugli evasori, possano permettersi di aggirare le norme sulla privacy nelle proprie azioni, in particolare andando a evitare i rigorosi controlli del Garante della privacy.
Se non lo sapevi te lo raccontiamo noi: lo scorso 8 ottobre, un Decreto ad hoc apparso in Gazzetta Ufficiale, consente agli uomini del Fisco di agire con la massima libertà di azione. E quindi consente loro di spingersi finché è necessario per scovare i “furbetti di turno”. Tutto questo senza alcun controllo da parte del Garante.
In fondo la frase che circola spesso sul web, diventata di uso popolare, “siamo tutti spiati”, non è poi così lontana dalla realtà. In questo caso poi si tratta di scoprire e punire chi non rispetta la legge. Quindi non esistono vincoli o limitazioni, quelli a cui è sottoposto qualunque cittadino. Immaginate quindi come non sia necessaria nessuna forma di consenso da parte dei diretti interessati.
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Siamo di fronte a una recentissima misura dai lineamenti ben chiari. Una misura che va a modificare la disciplina prevista dal precedente decreto legislativo 196/2003 e che di fatto riduce al minimo il potere di intervento del Garante Privacy. I conti correnti dei contribuenti quindi non hanno più segreti, se l’obiettivo finale è quello di attuare una lotta senza esclusione di colpi agli evasori.
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