Chi sarebbe capace di rinunciare a buon caffè mattutino prima di uscire di casa e affrontare una dura giornata di lavoro? Oppure come si potrebbe farne a meno dopo pranzo?
Il caffè, quello buono, quello preparato all’italiana, quello con il sapore e il profumo della cara vecchia Moka, è tradizione, è calore. Anche quel rumore, quel tempo di attesa, utile a intrattenere gli ospiti, a conversare, anche solo a pensare. Rappresentano riti straordinari, non solo appartenenti alla cultura partenopea, ai quali ci sentiamo legati, a cui è difficile rinunciare.
Due o tre tazzine al giorno, siamo ancora nella norma in fondo. Poi ci sono “quelli che non vivono senza caffè”. Dalle otto alle dieci tazzine al dì, per loro è qualcosa di irrinunciabile: dicono di essere abituati, dicono (ci sarà da credergli?) che non li rende affatto nervosi. Come dimenticare poi le nottate sui libri, quelle di chi doveva sostenere gli esami universitari e il caffè diventava la bevanda per resistere “agli attacchi tentatori” di Morfeo.
Il caffè in fondo è e resterà cultura italiana all’ennesima potenza. Cinema, tv, la pubblicità di ieri e di oggi: il caffè è business, in continua evoluzione certo, ma rappresenta uno dei perni del “panorama” commerciale di casa nostra legato al concetto di Made in Italy. Se ovviamente parliamo di caffè italiano e della tradizione che lo circonda. Negli anni i medici, i nutrizionisti, ne hanno dette tante. Hanno cercato di scandagliare i suoi effetti sul cervello, ci hanno raccontato del caffè amaro a digiuno come un “ammazza fame”, proprio perché agendo sulle pareti dello stomaco, quando quest’ultimo è per così dire “dormiente”, ne stimolano, ne forzano, la fuoriuscita di succhi gastrici al punto tale da simulare, secondo qualcuno, una digestione. Ma come può essere sana una digestione senza cibo?. In pratica per molti soggetti un caffè forte a digiuno smorza l’appetito. Non è del tutto sbagliato, ma potrebbe anche diventare deleterio per la nostra salute.
La caffeina non è un qualcosa che tutti sono capaci di reggere allo stesso modo. Un caffè a digiuno, in una caldissima giornata di agosto, può provocare mal di testa, nausea, dolori di stomaco non indifferenti. Soprattutto se è un caffè del bar, intenso, ristretto, molto forte. Che succede in alcuni di noi? Perché per molti è davvero difficile sopportare il caffè a stomaco pieno, figuriamoci poi prima dei pasti, appena svegli magari. O peggio ancora dopo cena, prima di andare a letto.
L’acido cloridrico è il responsabile numero uno di quei malanni fisici provocati in alcuni di noi nel caso di caffè a digiuno. Parliamo di una sostanza che viene rilasciata all’interno della caffeina. Da una lato, di solito, aiuta ad elaborare il cibo e proprio per questo tale bevanda viene considerata molto spesso come un digestivo. Quando però il cibo non c’è, può attaccare le mucose dello stomaco soprattutto in soggetti come abbiamo detto più sensibili. Tale acidità, col tempo, poi, può favorire la comparsa di reflusso gastro-esofageo, bruciore e gastrite. A questo si unisce la peculiarità della caffeina, che alcuni di noi non riescono proprio a tollerare.
La caffeina in alcuni soggetti, secondo la conferma dell’Università di Harvard, rappresenta il primo responsabile di eccitazione eccessiva, ansia, tachicardia, mal di testa, aumento della pressione sanguigna. Consumare caffè dopo i pasti, a stomaco pieno, riduce notevolmente i suoi effetti deleteri, che però, ripetiamo, variano da soggetto a soggetto.
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Ma allora quale sarebbe il modo migliore di bere caffè per chi si accorge di non tollerarlo, ma di non voler rinunciare al suo gusto? Intanto di consumarlo solo due volte al giorno, a stomaco pieno, dopo colazione e dopo pranzo. E di allungarlo magari con del latte, che lo rende meno intenso e riduce gli effetti della caffeina.
In definitiva per prendersi cura della propria salute, quindi, sarà necessario evitare di consumare troppo caffè e soprattutto di farlo a stomaco vuoto.
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