Il secondo conflitto mondiale ha regalato alla storia momenti durissimi. Uno riguarda il 16 ottobre 1943 e rappresenta il giorno più nero per l’Italia.
La seconda guerra mondiale è una macchia nella storia mondiale che non si cancellerà mai. Non è possibile dimenticare lo sterminio e le tantissime vite strappate. La memoria è fondamentale per non lasciare cadere nell’oblio quanto accaduto affinché non possa, in alcun modo, ripetersi.
Ci sono tante date da ricordare e che fanno male. Una di queste è proprio il 16 ottobre 1943 che è stato uno dei più brutali per la storia italiana. Tutto avvenne all’alba e si eseguì il rastrellamento del ghetto di Roma portando via dalle proprie abitazioni ben 1.024 persone. Le persone poi vennero deportate ad Auschwitz.
Tra tutte quelle persone solo 16 riuscirono a salvarsi. L’ultimo, Lello Di Segni, è morto nel 2018 all’età di 91 anni. Ma cosa avvenne esattamente quel giorno? Una faccenda che non deve e non può essere dimenticata.
Il 1943 ha segnato in modo particolare il conflitto mondiale. Perché l’8 settembre ci fu l’armistizio di Badoglio che segnò la resa incondizionata dell’Italia. Cosa che fece diventare incerto il destino degli ebrei che vivevano nella penisola. Nonostante un risarcimento pagato al colonnello delle SS Kappler, i tedeschi avevano in mano gli elenchi della comunità ebraica.
All’alba di quel sabato, erano le 5:30, le truppe naziste invasero il Portico di Ottavia. Erano in cerca dei capifamiglia ebrei. Dall’altra parte, le persone avevano solo 20 minuti per cercare di prendere le proprie cose. Tutti sono stati costretti a salire sui camion e 1.024, di cui 274 bambini, non hanno fatto più ritorno. Una vicenda terribile e che ha segnato profondamente il corso della storia. Un giorno nero per tutto il paese che è impossibile dimenticare.
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Solo una donna fece ritorno in Italia, Settimia Spizzichino. E fu anche la prima, come riporta La Stampa, a voler lasciare una testimonianza alla storia. Significative le sue parole: “Io della mia vita voglio ricordare tutto anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz, per questo, credo, sono tornata: per raccontare“.
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