Andrea Mancini, classe 1992, figlio di Roberto, allenatore fresco campione d’Europa con la nazionale azzurra, ha in parte già realizzato il suo sogno.
Quello di vedere l’ex numero 10 della Sampdoria degli anni d’oro trionfare, finalmente, con quella maglia azzurra che da giocatore non gli aveva regalato le gioie che avrebbe meritato. Quel giorno, quel fatidico 12 luglio 2021, a Wembley, c’era anche lui: il secondogenito del commissario tecnico, secondo figlio maschio della prima moglie di Roberto, fratello di Filippo e Camilla. Lui, Andrea Mancini, classe 1992, cresciuto in quella Genova che fu per l’amato numero 10 doriano, il papà, la vera isola felice. Da bambino le ha vissute tutte le gioie e i dolori del padre: lo scudetto targato Boskov, le coppe Italia, una dopo l’altra, la Coppa delle Coppe, la delusione di quella finalissima. Quella persa contro i catalani del Barcellona, per 1-0, con la Coppa dei Campioni, oggi Champions League, sfiorata di un soffio.
L’amicizia eterna con “zio” Gianluca Vialli, uno di famiglia, un secondo padre, e poi i primi successi di allenatore del papà, all’Inter, dove arrivano ben tre scudetti, di cui due sul campo e uno “regalato” dalla giustizia sportiva per il caso Juventus. Senza dimenticare il tricolore da giocatore con la Lazio di Eriksson. Andrea è piccolo, vive di riflesso i successi del papà, poi sceglie il suo percorso, il suo sogno è il medesimo. Vuole fare il calciatore e seguire le ombre del mitico Roberto.
Andrea Mancini figlio Roberto Mancini, chi è? La sua carriera
- Nome: Andrea Mancini
- Data di nascita: 13 agosto 1992
- Età: 29 anni
- Luogo di nascita: Genova
- Segno zodiacale: Leone
- Professione: ex calciatore, dirigente di calcio
- Padre: Roberto Mancini
- Madre: Federica Morelli
- Fratelli: Filippo, Camilla
La stoffa in campo non è la medesima, anche se chi giura, avendolo visto giocare, che come intelligenza tattica e abnegazione non era secondo a nessuno. Andrea comincia dalle giovanili di Inter, Monza e Bologna. Poi la grande occasione: il padre, chiusa l’avventura di tecnico all’Inter, lo porta Oltre Manica con sé, e Mancio Junior trascorre due anni nell’under 21 del Manchester City.
Papà è l’allenatore della prima squadra, in Inghilterra, Andrea, anche se non esordirà mai in Premier, ha modo di crescere, di vedere da vicino il grande calcio. Poi è un girovagare, senza mai stupire, ma con la voglia sempre di dare il massimo: Fano, Valladolid in Spagna, Honvèd in Ungheria, e le esperienze nel calcio statunitense con Dc United (Washington) e i New York Cosmos.
Non è più tempo di avventure sul campo di gioco, Andrea sceglie la strada dirigenziale. Rocco Commisso, patron della Fiorentina, lo vuole come suo “figlioccio” in Toscana, dove è oggi la spalla del direttore sportivo e uomo mercato Daniele Pradè. Un futuro tutto da scrivere, Andrea deve tanto a papà Roberto. Lo ammira, lo stima, quando può gli sta vicino. E non è un caso che prima di quella finale, il ct della nostra Nazionale stringesse un ferro di cavallo regalato proprio dal suo secondogenito.
Andrea Mancini figlio Roberto Mancini, quale sarà il suo futuro?
Non è detto che, come nel caso dei Maldini, il talento debba essere per forza lo stesso, e che addirittura il figlio sia più forte del padre. Non può succedere sempre. Il caso dei Conti, Bruno e Daniele, è emblematico. Padre immenso, figlio straordinario guerriero in campo, ma mai a livelli del papà campione del Mondo.
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Andrea Mancini, chissà, potrebbe scrivere per sè un futuro roseo come dirigente. Ma intanto nel suo cuore un filo doppio lo legherà per sempre a quel geniale numero 10 che ha fatto la storia con la maglia dei doriani e che lui ammirava, come nessuno, da bambino.