Questa sera andrà in onda il film tv Sorelle per sempre, la storia vera di Melissa e Caterina, due ragazze scambiate alla nascita. Vediamo quanti altri casi ci sono stati come il loro.
“Sono stato scambiato in culla alla nascita”. Questa è una delle affermazioni che almeno una volta nella vita ci è capitato di dire ai nostri genitori. La frase, detta scherzando o dopo una discussione, si può rivelare una grande verità per alcune famiglie che si ritrovano a crescere il figlio o la figlia di altri genitori.
Non solo Melissa e Caterina, la loro storia è diventato un film per Rai Uno. Ma in Italia ci sono stati altri casi di bambini che sono stati scambiati alla nascita mentre erano in culla. Infatti, nel corso degli anni si sono verificate queste situazioni che hanno gettato numerose famiglie nel panico più totale. Tuttavia, la legge ha fatto in modo che questa situazione non si verifichi.
La legge, in questi anni, ha cercato di tutelare le famiglie e fare in modo che i bambini vengano consegnati alla madre ed il padre biologico. Senza incappare in errori clamorosi. Per questo motivo il Ministero della salute ha reso note le linee guida che ogni ospedale deve rispettare.
Al momento della nascita, come riportato da Laleggepertutti, alla madre e al neonato viene apposto un braccialetto identificativo. Per tutta la degenza all’interno dell’ospedale, sia il piccolo che il genitore dovranno indossare il braccialetto, per fare in modo che il personale sanitario non faccia errori.
In caso di omonimia (due mamme con lo stesso nome) i sanitari dovranno aggiungere sul braccialetto altri dati che aiutino il personale a non confondersi e consegnare il bambino alla mamma giusta.
Nonostante i braccialetti identificati, può capitare che ci sia sempre uno scambio. In caso in cui si dovesse verificare questo errore, a rispondere a livello giuridico sarà chi c’era in sala parto al momento della nascita del bambino.
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Quindi – come riferito dal sito sopracitato – stiamo parlando di tutti coloro che hanno l’onere ed il compito di inserire immediatamente il braccialetto identificativo alla mamma e al neonato, per evitare la confusione. E tutelare la famiglia in caso in cui il bambino è trasferito in un altro reparto per svariati motivi.
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