Il Covid non è l’unico problema, molti soggetti soffrono del famoso long-covid. Uno studio ha svelato alcuni dati sul vaccino che sarebbero confortanti.
Negli ultimi due anni, la vita ha subito un totale stravolgimento. Il coronavirus ancora oggi preoccupa nelle sue varianti e sembra che il cammino verso la fine sia ancora lungo. Le vaccinazioni proseguono a grandi passi ma tra chi non fa il vaccino e chi non rispetta le regole, la situazione migliora a piccoli passi.
A preoccupare non è solo il virus ma anche il dopo. Una volta guariti, moltissimi soggetti hanno accusato quello che è stato definito come ‘long-covid‘. Questo è una sindrome post-virale che riesce a indebolire la persona sotto tanti punti di vista anche dopo la negativizzazione. In sintesi, guarire ed debellare il virus dall’organismo non segna la parola fine alla vicenda.
Sono tante le persone che soffrono di questa sindrome, una è il pilota Mercedes Lewis Hamilton che al termine della gara non riusciva più a rialzarsi per la troppa stanchezza. Uno studio, però, condotto dal King’s College di Londra fa ben sperare sul discorso vaccinazioni collegate al ‘long-covid’.
Vaccino, i risultati della ricerca
Lo studio condotto ha dimostrato che in una minoranza di persone contagiate nonostante la doppia dose abbiano un rischio di sintomi della durata di oltre quattro settimane ridotte del 50%.
Lo studio è pubblicato su Lancet e si rifà ai dati dell’applicazione UK Zoe Covi Study. Tale applicazione traccia i sintomi, i vaccini e i test che vengono comunicati autonomamente dai soggetti. Dato importante da sottolineare è che tra dicembre 2020 e luglio 2021 sono segnalati oltre 1,2 milioni di adulti.
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In sintesi, lo studio mostra come la vaccinazione non solo protegge dal rischio di contagiarsi ma diminuisce sensibilmente anche il rischio del long-covid. Una piccola buona notizia in proiezione di superamento della pandemia e del ritorno ad una vita senza vincoli.
