Una critica nemmeno troppo velata ai giornalisti arriva a Fiumicino, da atlete appena rientrate dagli Olimpiadi. É subito polemica.
La medaglia delle “Farfalle” azzurre della ginnastica ritmica è stata l’ultima conquistata dall’Italia dei record alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La quarantesima, un bronzo che vale molto di più: sia per il medagliere più importante di sempre per la nostra nazione, sia per il lavoro titanico delle atlete dopo la delusione di Rio 2016.
Le azzurre sono giunte all’aeroporto romano di Fiumicino, circondate dall’affetto di familiari e amici e anche dalle attenzioni mediatiche della stampa. Al microfono di Sky Sport, il team delle ginnaste, guidate da una determinatissima Alessia Maurelli, si sono prese i meriti che spettavano loro. Non senza una coda polemica che fa già discutere.
Le farfalle non le mandano a dire: “i giornalisti ci hanno snobbato
voi giornalisti ci avete scartato perché non avevamo una medaglia pic.twitter.com/JiphLilgy7
— giornalisti out of context (@giornalistiOOC) August 10, 2021
La capitana Maurelli ha dichiarato a caldo: «siamo felicissime, volevamo raggiungere un risultato storico ed è stato un onore. Ci siamo prese la nostra rivincita». Il riferimento alla rivincita sportiva di Maurelli è alle scorse olimpiadi di Rio, dove avevano sfiorato la medaglia senza raggiungerla. Meritavano anche allora, ha sottolineato l’atleta, che ancora ricorda la delusione e lo sconforto del rientro in aeroporto di cinque anni fa.
Una sofferenza e una tristezza acuite anche dall’atteggiamento dei giornalisti. «Ricordo che proprio voi giornalisti ci avete scansato perché non avevamo una medaglia», ha sottolineato polemica. Una rivincita anche contro di loro. Quantomeno un sassolino che viene via dalla metaforica scarpa.
Tiene bene la scena Alessia, che presenta anche le compagne Martina Centofanti, Martina Santandrea, Daniela Mogurean e Agnese Duranti, forse meno conosciute dal pubblico ma protagoniste allo stesso modo del grande risultato dei giochi nipponici.
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Un Olimpiade, quella appena conclusa, all’insegna di una rinnovata attenzione alla sensibilità e alla tenuta psicologica degli atleti, da non considerare macchine da prestazione. Piuttosto, da valorizzare come professionisti che con il duro lavoro ottengono quasi sempre risultati importanti. Maurelli e la sua lezione di stile resteranno impresse, ci si augura.