Diego Armando Maradona 35 anni fa contro l’Inghilterra realizzava il gol più furbo e quello più bello della storia del calcio.
Il 22 giugno del 1986 Diego Armando Maradona riuscì a riassumere tutta la sua vita in 90 minuti. Ai Mondiali di Messico va in scena Argentina-Inghilterra, una partita che travalica i confini del calcio e raggiunge quelli della politica. Pochi anni prima c’era stata la guerra delle Falkland e quella gara significava molto di più. Era diventata una battaglia per la conquista dell’onore.
Maradona quel giorno decise di mettere in campo tutto il suo repertorio. Siamo al 51°, la partita è bloccata sullo 0-0, un difensore inglese alza la palla nel tentativo di rinviarla. Sembra ormai preda del portiere, quando dal nulla sbuca Diego, che nonostante il suo 1,65 m va a saltare. La palla entra, i giocatori dell’Inghilterra sono furibondi: “L’ha presa con la mano, l’ha presa con la mano” urlano tutti. L’arbitro non vede, il guardalinee lo stesso e il gol viene convalidato.
Tempo dopo Maradona trasformerà quella furbata nell’ennesimo slogan della propria carriera: “È stata la Mano de Dios”. Il più grande giocatore di tutti i tempi però non può permettersi di segnare il suo Mondiale con una scorrettezza e quindi decide di inventarsi il gol del secolo.
Maradona: il gol del secolo
Passano appena 4 minuti e Diego balla il tango. Raccoglie palla a centrocampo e supera i primi due avversari con una giravolta. Comincia poi a correre dritto verso la porta, cambio di direzione e supera un altro avversario ancora una sterzata e ne dribbla un altro. Si ritrova davanti al portiere, un giocatore normale in quel caso tira, ma lui no, lui è Maradona. Punta anche l’estremo difensore e lo supera con una finta di tiro, va leggermente sull’esterno e in caduta segna.
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È l’apoteosi per l’Argentina. Il commentatore Victor Hugo Morales urla: “Grazie Dio per il calcio, per Maradona e per questa lacrima”. È il riassunto perfetto della giornata, con l’Albiceleste che tra sacro e profano coglie la semifinale del Mondiale trascinata dal suo uomo simbolo. Da quel giorno sono passati 35 anni e il ricordo resta ancora indelebile nella mente di chi ha visto Dios giocare con la palla.