Gli Hikikomori, secondo le parole di una psicologa, sarebbero in aumento in Italia. Un aumento dovuto alla pandemia e alle sue conseguenze.
Il fenomeno degli Hikikomori è abbastanza di stretta attualità. Questo colpisce soprattutto i ragazzi tra un’età compresa tra i 15 e i 20 anni. Il termine in giapponese vuole dire “stare in disparte” e si può tradurlo come un isolamento volontario.
E’ un disagio che rappresenta qualcosa di molto più radicato e che comprende anche persone adulte, si parla anche di anziani oltre i 60 anni. Questo fenomeno rappresenta una fuga dalle pressioni sociali e che quindi decidono di isolarsi, rifugiandosi nella proprio casa.
A parlare, all’agenzia Dire, è stata Chiara Illiano coordinatrice per l’area psicologica di Hikikomori Italia onlus per la Regione Lazio. E con il Coordinamento delle donne della mutua sanitaria Cesare Pozzo si occupano di supporto per tutti quelli che soffrono di questo disagio.
La psicologa ha specificato che non si tratta di una patologia ma un disagio che va curato in maniera collettiva e non come qualcosa di singolare. Prosegue: “È importante che l’Hikikomori sia considerato e affrontato dall’intera società e non come condizione individuale e psicologica del singolo: in primo luogo perché riconoscere la pressione sociale può aiutare ad allentare lo stress e il disagio che molti adolescenti vivono; in secondo luogo perché le persone colpite da Hikikomori sono ego-sintoniche e non realizzano di avere un problema.”
Un problema che con la pandemia si è leggermente attenuato dato che, secondo la psicologa, tutti erano nella stessa situazione. Tutti erano immobili perché concentrati sull’emergenza e le varie pressioni sociali erano sparite. Con le riaperture, i numeri sono aumentati. Le conseguenze della pandemia hanno inciso anche qui con richieste di aiuto sempre più in aumento da parte di genitori e ragazzi.
Sui primi sintomi, la psicologa avverte e chiede di prestare attenzione sulle assenza a scuola. Oltre a questo c’è una preferenza per le attività solitarie, come quelle online lasciando perdere uscite con gli amici o amiche. Questo avviene anche per un ripudio verso la società. Di essere un demone che chiede tanto ma non da nulla in cambio.
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La psicologa ha parlato anche di come affrontare tutto questo: “C’è bisogno di lavorare molto sulla formazione dei professionisti, oltre che sulla scuola. È fondamentale che sia coinvolta la scuola, certamente, le famiglie ma anche che si crei una rete virtuosa per restituire all’adolescente la fiducia nel mondo e nella società per questo organizziamo gruppi di auto aiuto e ascolto, in cui facciamo anche informazione, oltre che formazione.”
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