Gaia Tortora si esprime da sempre e con efficacia contro ogni giustizialismo. A motivarla, il tragico passato della sua famiglia.
Quando si parla di giustizialismo e macchina del fango, le dichiarazioni e gli interventi di Gaia Tortora assumono sempre grande consistenza e si caratterizzano per una grande presa sul pubblico.
Non è stato diverso nemmeno ieri sera, durante la puntata di Piazza Pulita dove è stata ospite “in casa”, su La7. Le sue parole a proposito del caso Uggetti sono già diventate virali su Twitter, riassunte da un post inerente pubblicato dall’account social del programma di approfondimento politico.
Ma perché Tortora è così determinata e sensibile circa questa questione? La risposta sta nelle tragiche ingiustizie che in passato lei e la sua famiglia hanno dovuto subire.
Gaia Tortora e Enzo Tortora, vittime della giustizia malata
Il papà di Gaia Tortora era Enzo Tortora, celeberrimo giornalista conduttore televisivo, famoso soprattutto per La Domenica Sportiva e Portobello. I fatti che portarono alla sua morte nel lontano 1988, quando Gaia era poco più che una bambina, sono considerati l’emblema della “malagiustizia“.
Su richiesta dei procuratori Francesco Cedrangolo e Diego Marmo e del magistrato Giorgio Fontana, l’uomo fu accusato di associazione camorristica e traffico di droga. Le prove erano completamente false, costruite sulle dichiarazioni di pregiudicati.
Cionondimeno, in un processo che ancora suscita scandalo e riprovazione, il 17 giugno 1983 fu arrestato. Nel 1985 arriverà la condanna a dieci anni di carcere. La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta l’anno seguente, quando venne infine assolto da una sentenza che sarà riconfermata anche dalla Corte di Cassazione nel 1987.
Prima, l’opinione pubblica si era comunque divisa tra “innocentisti” e “colpevolisti”. Il caso Tortora cambiò per sempre l’approccio dei media ai casi giudiziari. Nel mezzo, la famiglia di Tortora, compresa la giovane Gaia. La giornalista avrebbe perso il padre solo un anno dopo l’assoluzione completa, vedendosi sottratta anni da trascorrere insieme.
É questo che ora la porta ad affermare, a proposito del caso del sindaco sottoposto alla macchina del fango e poi assolto: «quando scriviamo sul caso Uggetti, senza magari avere tutti i verbali e i riscontri, ce lo chiediamo se quel signore ha una moglie e dei figli?»
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L’accusa è rivolta soprattutto alla sua stessa categoria. Si tratta dunque di parole che hanno la veridicità della sofferenza e del dolore sperimentato in prima persona.