Luigi Di Maio non è sempre stato sostenuto dalla propria famiglia nelle sue scelte di impegno politico. Questa rivelazione è inedita.
Il Movimento Cinque Stelle, fin dai suoi esordi sulla scena politica, si è sempre qualificato come forza anti-partitica, che rigettava il cursus honorum nella selezione della classe dirigente e promuoveva lo spontaneismo della partecipazione elettorale, attiva o passiva che fosse.
Di rado, però, si è scesi nel dettaglio delle contraddizioni e delle traversie che la scelta dell’impegno pubblico e politico deve sostenere. Soprattutto in famiglia.
Per questo motivo, le parole di Luigi Di Maio, ex leader in pectore del Movimento e attuale ministro degli esteri, a Ciao Maschio su RAI 1 hanno fatto discutere. Oltre che suscitare la solita ilarità.
L’eclettico talk condotto da Nunzia De Girolamo, anch’essa volto noto della politica, è andato in onda come di consueto sabato sera dopo la mezzanotte.
Tra i tre consueti ospiti c’era Luigi Di Maio, che ricopriva il ruolo di “outsider”. Il format del programma non è stato però derogato per lasciare spazio unicamente ai temi inerenti al momento politico del paese. Come di consueto per la padrona di casa, non si è rinunciato a tratteggiare i dettagli più personali del racconto del percorso di vita del ministro degli esteri.
Di Maio ha rievocato in particolare il rapporto con la famiglia e con il papà Antonio, imprenditore edile di Pomigliano D’Arco. Da sempre impegnato politicamente, prima nel Movimento Sociale Italiano e poi in Alleanza Nazionale, papà Di Maio non ha espresso da subito entusiasmo per l’impegno politico del figlio.
Racconta Luigi: «mio padre mi sono dovuto guadagnare il rispetto, ma ovviamente non ho mai perso il rispetto per lui». L’ex Vice-Ministro confessa che il più delle volte Antonio Di Maio ha espresso dubbi e perplessità pur in senso dialettico (con i “però e forse”), riguardo ai Cinque Stelle e alle sue scelte personali.
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Addirittura, rivela clamorosamente Di Maio, «mio padre la prima volta che mi sono candidato, ad esempio, non mi ha neanche votato». Alle elezioni politiche del 2013, che avrebbero segnato l’avvio dell’inarrestabile carriera politica dell’ex candidato premier M5S, papà Antonio avrebbe preferito votare un proprio amico storico, militante in un altro partito, piuttosto che il figlio.
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