Un lutto tanto doloroso quanto improvviso ha colpito la famiglia della nota mistica Natuzza Evolo, la “Serva di Dio” scomparsa nel 2009.
É scomparso improvvisamente, verosimilmente per un attacco cardiaco, Antonio Nicolace, uno dei figli di Natuzza Evolo, probabilmente quello più noto tra i cinque e più mediaticamente vicino alla nota mistica cristiana calabrese.
L’uomo stava lavorando i campi a Mileto, in provincia di Vibo Valentia. L’arrivo dei soccorritori sanitari è arrivata quando Nicolace giaceva già al suolo senza vita.
La terra non era stata la sua unica passione: il 73enne era in pensione, dopo anni passati nell’amministrazione provinciale. Ma praticava la scultura e seguiva, interpretava e dirigeva le commedie dialettali. Più di ogni altra cosa, forse, era stato sensibile al messaggio della madre.
Un nuovo Lutto per la famiglia della “Serva di Dio” e non solo
Natuzza Evolo nasce nel 1924, e fin da giovanissima racconta di presunte apparizioni paranormali di persone defunte.
La supposta apparizione della Vergine Maria, le caldeggia l’istituzione di una nuova chiesa, il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e una casa per l’assistenza umanitaria di giovani in difficoltà, di anziani soli e di chiunque si trovi in una situazione di necessità, che ha visto la luce nel 1987.
Particolarmente benvoluta dalla sua comunità, l’attività benefica le è valso l’appellativo di “Serva di Dio”, anche se lei stessa ha sempre preferito definirsi con eccessiva modestia “verme di terra”.
Natuzza è morta nel 2009, ed è in corso attualmente la fase finale del suo processo di beatificazione avviato nel 2014 dal vescovo della diocesi di Tropea Luigi Renzo.
Il figlio appena scomparso, Antonio Nicolace, aveva sempre supportato la madre, combattuto al suo fianco e condiviso la sua fede. La sua scomparsa ha nuovamente scosso la comunità dei fedeli, a dieci anni di distanza dalla dipartita della donna.
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Addirittura, è arrivato il commiato diretto del presidente della regione Calabria Antonio Spirlì, che ne ha sottolineato la significativa perdita per tutti i calabresi.
