Incredibile ritrovamento nel Parco del Gran Sasso. Alcuni escursionisti hanno rinvenuto un vero e proprio tesoro che riaccende una leggenda.
L’Italia è ricca di storia ed è facile imbattersi in qualcosa che abbia più di 100 anni camminando semplicemente per strada. Ad un gruppo di escursionisti però è andata decisamente di lusso. L’11 aprile scorsi i Carabinieri forestali del Parco di Rocca Santa Maria, sono stati contatti da alcune persone che avevano rinvenute nel bosco dei particolari oggetti.
Ripercorrendo un sentiero, infatti, questi escursionisti hanno trovato alcune monete. All’arrivo delle forze dell’ordine queste persone ne avevano raccolte ben 209. A quel punto i Carabinieri si sono messi anche loro alla ricerca e ne hanno trovate altre 99. Il tutto è avvenuto all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
La leggenda che si nasconde dietro al tesoro
A quel punto è stata subito allertata la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Chieti e Pescara. I reperti a quanto pare sarebbero d’argento e risalirebbero ad un periodo che va orientativamente dal 1000 al 1200 d.C. Insomma si tratta del ritrovamento di un vero e proprio tesoro storico. Esemplare la condotta tenuta degli escursionisti ai quali va fatto un plauso.
Intanto però proprio questo ritrovamento, in quella precisa zona, rinnova una vecchia leggenda. Lì infatti si trova il noto Castel Manfrino, oggi un rudere. La fortificazione prende il nome da Re Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e ultimo regnante di Sicilia. Secondo la leggenda, questo sovrano avrebbe nascosto dietro un grande macigno in fondo alla gola un tesoro inestimabile fatto di monete d’oro, d’argento e rame.
LEGGI ANCHE >>> A 100 anni sconfigge il covid, poi torna a casa e trova un tesoro
La leggenda vuole che questo tesoro sia custodito da un monaco e che le monete vadano prelevate a distanza di 3 anni dalle meno preziose sino ad arrivare a quelle d’oro. Insomma vedremo se tra 36 mesi verranno fuori altri oggetti. Intanto però questo ritrovamento fa pensare che forse, dietro a questi miti, un fondo di verità ci possa essere.