Arriva una nuova proposta legata al Reddito di cittadinanza, che sicuramente creerà delle spaccature all’interno del mondo politico italiano.
Il Reddito di cittadinanza, sin dal suo arrivo ha sempre destato molta polemica. In tanti hanno accusato questo provvedimento di assistenzialismo. Secondo il decreto legge 4/2019 questo aiuto è riconosciuto ai nuclei familiari in difficoltà. In particolare si tiene conto della cittadinanza italiana o di uno dei paesi dell’UE o anche di un permesso di soggiorno di lungo periodo. In questo ultimo caso deve essere accertato che il soggetto sia residente in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in maniera continuativa.
Naturalmente, per accedere al Reddito di cittadinanza bisogna rientrare in alcuni parametri economici ben definiti. In particolare il reddito familiare non deve superare i 6mila euro in caso di una persona single e i 12mila 600 per i nuclei composti da più persone. Per quanto concerne il patrimonio immobiliare, invece, questo, esclusa la prima casa, non deve superare i 30mila euro.
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La proposta per cambiare il Reddito di cittadinanza
L’idea alla base del Reddito di cittadinanza era quella di aiutare le famiglie in difficoltà e poi, tramite i navigator, aiutare queste persone ad immettersi nel mondo del lavoro. Le cose però non sono andate come sperato e alla fine questo provvedimento non ha avuto i risultati preventivati. Oggettivamente però, in un momento così tragico per il nostro paese, questa legge è riuscita a dare un po’ di respiro a tante persone in difficoltà.
Oggi però, a distanza di quasi 2 anni da quel provvedimento, il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, in un’intervista a La Stampa, ha lanciato una nuova proposta per modificare la legge: “Sono necessarie delle risorse aggiuntive per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito prevede che una persona debba essere residente in Italia da 10 anni e mi pare eccessivo”.
Il numero uno dell’INPS ha poi parlato anche delle famiglie numerose. Secondo Tridico il Reddito di cittadinanza dovrebbe essere rimodulato in tal senso in base al numero dei familiari per avere maggiore equità. Tra le varie proposte messe sul tavolo anche quella di agire sul contributo di 280 euro legato all’affitto.