Luigi Di Maio è indiscutibilmente l’uomo di questa legislatura. L’ha voluta, è stato capo politico del Movimento e poi ha lasciato quando era giusto farlo.
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Lui, la sua vita privata l’ha messa su piazza fin da subito. Il Ministro Di Maio è stato il frontman del Movimento Cinque Stelle in tutte le sue stagioni, dalla nascita fino ad oggi. Ne ha guidato le transizioni parlamentari, si è intestato i successi e ha messo le toppe lì dove ci sarebbero potuti essere danni devastanti.
Non racconteremo del suo percorso accademico, poichè questo non è mai giunto al termine. Anche se in quegli anni qualcosa si poteva immaginare sul suo futuro. Ha cominciato con Ingegneria, poi è passato al diritto, iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza. Lì la prima idea di connessione con il mondo attraverso i sistemi digitali: un sito internet creato per la sua associazione studentesca, un consenso pazzesco e l’elezione a presidente del consiglio degli studenti. Carica che si ricopre con elezione di secondo grado in gran parte degli atenei.
Dal 2019 è legato sentimentalmente a Virginia Saba, giornalista sarda. I due si sono conosciuti a Montecitorio, quando lei trasferitasi a Roma ha cominciato a seguire la comunicazione della deputata Cinque Stelle Emanuela Corda. Virginia, ex cestista, è laureata in Lettere Moderne. Un titolo che ha conseguito con la votazione di 110e lode, a cui presto aggiungerà anche una seconda laurea presso la Pontificia Università Teologica di Cagliari, dove è al terzo anno.
I due sono usciti allo scoperto nel 2019, quando l’allora vice-premier aveva cominciato a caricare delle foto sui social. Poi i riflettori al teatro dell’Opera e l’ufficializzazione del rapporto. Nei giorni successivi la giovane portavoce aveva rilasciato delle dichiarazioni al miele verso il compagno, sul settimanale Chi si erano spese parole di eterno amore. Lei aveva descritto il loro rapporto come quello tra due persone innamorate follemente l’uno dell’altra, e ad oggi nessuno potrebbe smentirne la veridicità.
Di Maio racconterà sempre che la sua carriera accademica si è interrotta perchè ha voluto dedicarsi interamente al Movimento Cinque Stelle. E a dire il vero, è lecito crederci. Ha cominciato in Parlamento, subito dopo la prima elezione, con il ruolo di Vicepresidente della Camera. Il più giovane di sempre. Dopo un mandato parlamentare di apprendistato ecco che si candida a capo politico del Movimento, battendo Roberto Fico e portando i pentastellati al 33%. Ha poi chiuso l’accordo con Salvini, dando vita al primo governo Conte.
Durante il primo esecutivo guidato dall’ex premier, Luigi Di Maio è stato Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e titolare del Ministero dello Sviluppo Economico a cui era stato accorpato il Ministero del Lavoro. Erano le settimane del ‘Partito di Bibbiano’, e delle lotte senza confine al Partito Democratico: il nemico da epurare.
Nel corso della sua prima esperienza da Ministro ha portato a casa la più grande battaglia che il Movimento Cinque Stelle si era intestato nel corso della campagna elettorale, ovvero quella del reddito di cittadinanza. Misura che nei fatti ha funzionato solo marginalmente. A lui vengono attribuite frasi come “abbiamo sconfitto la povertà”, pronunciata il giorno in cui è stata di fatto approvata la Finanziaria che conteneva gli stanziamenti per la manovra. Stesso momento in cui l’attuale ministro dell’Economia fu epurato da Chigi. All’epoca Franco, capo della Ragioneria dello Stato, sollevò più di qualche perplessità sui conti che aveva presentato il Movimento per garantire la stabilità della manovra. Di Maio, in una celebre intervista diede responsabilità a una manina che avrebbe manomesso la documentazione.
L’idillio con Salvini e la Lega si rompe l’estate del 2019. Quando il Vicepremier in quota centrodestra rompe il contratto di governo, dalle celeberrime spiagge del Papeete chiese che gli fossero garantiti pieni poteri. Il governo cade, e in pochi giorni si forma una nuova coalizione. Di Maio sarà pontiere di quei giorni, fino a quella che sarà ribattezzata la mossa del cavallo nei mesi successivi da Matteo Renzi. L’ex premier avalla l’accordo con il Movimento Cinque Stelle, per poi lasciare il Pd poche settimane dopo.
Nasce la progettualità tra i Cinque Stelle e il Partito Democratico. La coalizione giallorossa decolla, e a differenza del suo ex-omonimo Salvini, Di Maio trova ancora posto nell’esecutivo. Questa volta come ministro degli Esteri, il premier è ancora Giuseppe Conte.Poche settimane dopo la nascita del governo sul mondo si abbatte la pandemia che blocca tutto e tutti, ma il leader dei Cinque Stelle fa in tempo a portare a casa la cancellazione della prescrizione e il taglio dei parlamentari. Prima dell’ennesimo scossone. Sarà sempre Matteo Renzi a sparigliare le carte quando ritira le ministre di Iv e fa cadere il Conte Bis.
Per Di Maio, che si trova a dover gestire una difficile trattativa, comincia la stagione che lo porterà al terzo incarico ministeriale nella stessa legislatura. Viene confermato nella sua posizione alla Farnesina, ma c’è una differenza sostanziale: Draghi premier. Quello che lo aspetta sarà un rapporto con paesi stranieri che difficilmente lo prenderanno in considerazione rispetto a una figura come quella di Supe rMario già numero 1 di BCE e dunque solido nei rapporti con la comunità internazionale.
Il suo stipendio è in linea con quello dei suoi colleghi parlamentari, infatti negli ultimi tre anni ha dichiarato esattamente la stessa cifra: 98mila euro. Nel corso dei suoi anni da attivista eletto del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio avrebbe restituito al suo partito circa 230mila euro. Il dato arriva dal sito tirendiconto.it, su cui sono caricati tutti i rimborsi del Movimento. I numeri di cui sopra risalgono però al 2019, perchè da inizio 2020 fu lo stesso Di Maio a cambiare le regole, le restituzioni non sarebbero più andate a Rousseau ma al fondo per la microimprenditorialità. L’ennesimo colpo sulla piattaforma da cui tutto era nato.
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