Massimo Garavaglia, l’uomo di Salvini nel governo Draghi

Draghi ha inchiodato le correnti, paralizzato i partiti e dopotenziato i leader: per Salvini, solo Massimo Garavaglia. 

La carta d’identità di Massimo Garavaglia: un leghista della prima ora

  • Nome: Massimo Garavaglia
  • Ministero: Ministro per il turismo
  • Partito: Lega
  • Data di nascita: 8 aprile 1968
  • Luogo di nascita: Cuggiono
  • Età: 52 anni
  • Famiglia: Sposato
  • Professione: Consulente d’Azienda
  • Titolo di studi: Laurea in Scienze Politiche
  • Account social: https://www.facebook.com/massimogaravagliaufficiale

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Il CV di Massimo Garavaglia, l’uomo di Salvini

Si può dire che l’Onorevole Massimo Garavaglia, l’uomo del turismo, è stato scelto tra i fedelissimi di Matteo Salvini, perché Erika Stefani, è di formazione “zaiana” e Giancarlo Giorgetti, a quanto si racconta, sarà il numero due di Salvini solo fino quando non ci sarà spazio per essere il numero due di Draghi.

Garavaglia, di formazione fortemente economica, nasce a Cuggiono, provincia di Milano, l’8 aprile 1968. Si laurea in Scienze Politiche alla Statale di Milano, già all’epoca si era dedicato allo studio del futuro della Provincia e dell’Area metropolitana milanese in seguito alla riforma dello Stato in senso federale. Una tesi di stampo ampiamente leghista della prima ora.

Poi affina il suo percorso formativo, conseguendo diversi titoli di perfezionamento. E dunque può contare nel suo baglio un master presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università “Bocconi”, che nel dettaglio lo ha specializzato in “Sistemi informativi di Marketing” conseguita nel 1998. Poi ha frequentato i master in “Piano esecutivo di Gestione degli Enti Locali”, nel 2000, “Contabilità economico-patrimoniale dell’Ente Locale”, nel 2001, e “Forme di integrazione e le alleanze tra Enti Locali” nel 2003. Nel 2005 consegue la qualifica di Energy Manager presso l’ENEA. Negli anni ricopre il ruolo di consulente aziendale, e si specializza in controllo di gestione, qualità e sistemi informativi.

L’assoluzione del 2019, Massimo Garavaglia e la fine di un incubo

Tra i fatti più problematici della sua vita politica si ricorda il processo e la piena assoluzione, per i fatti di regione Lombardia. A seguito dell’esito positivo del suo processo, Garavaglia disse,

“La verità rende liberi. Sono contento che alla fine tutto sia andato per il meglio. Non è stato un periodo semplice però va bene anche così”.

I fatti a lui contestati risalivano al 2014. Le accuse erano di turbativa d’asta, di cui era stato imputato con l’allora assessore alla sanità, Mario Matovani. Il pubblico ministero dell’epoca aveva chiesto una condanna di due anni, Garavaglia e Mantovani erano accusati di aver speculato sul trasposto di soggetti dializzati, facendo sparire 11 milioni di euro, attraverso un bando. Per Mantovani le accuse furono diverse e le richieste di condanna anche.

La ricostruzione su come andarono le cose non fu mai troppo chiara. Garavaglia ha sempre sostenuto che il suo ruolo fu solo di intermediatore con la Croce azzurra. Una richiesta che era arrivata forte dai volontari, e per cui lui aveva solo fatto da tramite. A lui e a Matonavni fu contestato un contatto telefonico risalente al 1 marzo 2014, in cui i due avrebbero parlato di questa gara e di un potenziale vincitore da escludere. Poi, ci sarebbe stato secondo i verbali della procura un secondo contatto. Garavagli avrebbe inviato all’assessore alla sanità un articolo de L’Espresso sull’argomento, ricevendo un laconico: “Sto lavorando, martedì ne parliamo“ come risposta.

Massimo Garavaglia: la vita privata e il suo stipendio

Della sua vita privata si sa poco, salvo essere sposato con Marina, oggi Sindaco del paese di cui era stato due volte primo cittadino lo stesso Garavaglia.

La dichiarazione dei redditi di Garavaglia non è accessibile al momento, per cui ci limitiamo a ricostruire gli emolumenti pubblici. Secondo quanto previsto dalla legge, in quanto già eletto alla Camera, percepisce solo lo stipendio da deputato: 13.971,35 lordi al mese.

Il nuovo ministro del turismo, con metà portafoglio

“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. È prima di tutto una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese”.
Si è presentato così il nuovo ministro leghista. Il rischio, grande, è che il suo ministero possa essere un grande luogo di scontro politico. Tanto più dopo essere stato affrancato dalla Cultura, competenza di Dario Franceschini, e averlo fornito di portafogli.
Il suo sarà un posto cruciale. Con il Governo Draghi è nato il nuovo Ministero del Turismo. Franceschini, Ministro della Cultura nel nascente esecutivo, in un tweet di buon augurio al collega titolare, commenta: «Una giusta scelta per un settore così colpito dalla crisi».
L’ultima volta che questo ministero era stato autonomo e con portafogli risaliva al 1993, all’epoca fu un referendum popolare a cancellarne l’esistenza. Si trattava del Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, che fu abolito per l’intervento dei consiglieri regionali di Trentino-Alto Adige, Umbria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche, Basilicata, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto. Scomparve dopo trentatré anni, lo aveva voluto il governo Segni.
Da lì in poi, quelle competenze hanno girovagato di ministero in ministero. Passate sotto l’egida della Presidenza del Consiglio, quindi del Ministero dell’Industria, poi delle Attività Produttive. Se ne erano avute nuove tracce nel 2009, ma era un cugino spento di quel ministero cancellato. Il Dipartimento del Turismo fu guidato da Michela Vittoria Brambilla, sarebbe stata l’ultima volta di un Governo Berlusconi, e si parlava di un ministero senza portafogli e dunque con poca importanza.

 

I temi su cui dovrà lavorare Garavaglia sono così tanti, che anche il portafogli dovrà essere ben centellinato. Il turismo è stato devastato dal Covid, e per l’Italia rappresenta un problema molto importante, difficile da superare. Il neo ministro dovrà essere bravo, e meno polemico rispetto alle sue prime uscite. Pensare a tutta la Penisola, tanto alla montagna quanto al Mezzogiorno, in vista della stagione estiva. Senza dimenticare il turismo d’arte che è uno dei settori maggiormente danneggiati.

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