Tombe profanate e criminalità nel cimitero di Tropea. Sentito anche un consigliere comunale sulla questione.
La vicenda della profanazione delle tombe a Tropea è ciò che di più squallido e deplorevole può succedere.
E non è la faccia di Tropea che i cittadini del posto vorrebbero vedere, come dice il professor. Pietropaolo, consigliere comunale:
“La fotografia macabra che ne viene fuori non è la fotografia di Tropea. La nostra è la città di don Mottola e Raf Vallone”.
Sembrerebbe coinvolto nella vicenda anche il Sindaco di Tropea, Giovanni Macrí, il quale inizialmente si diceva estraneo ai fatti, per poi interessarsi dal momento di aver saputo che un cittadino aveva fornito una prova inequivocabile: degli audio whatsapp.
Il professore non entra nel merito della vicenda dei presunti favori ai commercianti in odor di mafia, ma fa una precisazione importante, difendendo l’altra parte dei commercianti, quella vessata dalle tasse e prossima al fallimento.
“Di recente mi sono opposto a una norma molto insidiosa sui commercianti, quella che il sindaco ha fatto votare dalla sua maggioranza. Gli ho detto che, in questo periodo difficile, dobbiamo favorire la buona economia, che a Tropea per fortuna ancora c’è. Altrimenti chi è che penderà il posto di questi commercianti? Ci sono già i falchi pronti ad acquisire le loro attività. Noi dobbiamo aiutare questi poveri sventurati a non finire nelle mani della criminalità organizzata”.
“Mi hanno onorato di una citazione hanno detto che non c’è più opposizione”. L’anonimo “informatore” ha citato anche il consigliere di minoranza accusandolo di essere passato in maggioranza, al fianco del sindaco.
In realtà, il rapporto tra Pietropaolo, che si dichiara di sinistra, e il primo cittadino, schierato con Forza Italia, è tutt’altro che rose e fiori. L’illazione nasce dal fatto che nel novembre scorso, Macrì ha affidato a Pietropaolo la delega alla Pubblica Istruzione.
La decisione non è piaciuta a molti cittadini, che l’hanno interpretata come un “tradimento” da parte del consigliere. E’ cominciata così una vera e propria campagna di denigrazione, sfociata in pesanti insulti e minacce di morte. Così a gennaio Pietropaolo ha rimesso la delega, atto non ancora ratificato.
“Ringrazio il sindaco che mi aveva affidato l’incarico unicamente in ossequio alle mie competenze, ma ho accettato solo per spirito di servizio nei confronti della città, non mi importa chi mi ha affidato l’incarico”.
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