Dopo tre anni, Andrea Orlando torna a essere a capo di un dicastero. Mario Draghi ha puntato su di lui per il Ministero del Lavoro .
Aveva detto che non avrebbe preso parte ad un governo con la Lega neanche se il premier fosse stato Superman, ma a Mario Draghi non ha saputo dire di no.
Andrea Orlando, espressione di una delle tre grandi anime del PD, è tornato a lavorare per il paese in prima persona. E lo ha fatto con il suo solito aplomb. Dopo l’esperienza al Ministero dell’Ambiente e al Ministero della Giustizia, ora si occuperà di lavoro in un momento critico per il paese. Ma critico per davvero. A lui il compito di affrontare i grandi temi dei prossimi mesi: su tutti il blocco dei licenziamenti, che tra un mese potrebbe causare migliaia di cessazioni nei rapporti di lavoro.
Di scuola estremamente a sinistra, Orlando comincia nel 1989 come segretario provinciale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, prima di essere eletto come consigliere comunale a La Spezia. Fu negli anni del sindaco Giorgio Pagano a ricoprire il primo ruolo di spessore, quando venne nominato assessore alle attività produttive.
Poi il viaggio tra i partiti di sinistra. Comincia con i democratici di sinistra, poi passa all’Ulivo ed infine eccolo approdare alla corte del Partito Democratico. Dal 2007 è sempre lì.
Orlando, il Ministro dell’ambiente. Il 28 aprile 2013 viene nominato ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare del Governo Letta, governo sostenuto da PD, PdL e Scelta Civica. Il suo primo incarico da Ministro, e si trova ad affrontare temi spinosi e mai risolti. Interviene sul suo territorio con la concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale alla centrale termoelettrica “Eugenio Montale” presente a La Spezia, alimentata a carbone e metano.
Poi si scontra con i problemi di questi anni: Terra dei fuochi a Napoli e Ilva, a Taranto. Lui è il promotore principale della legge sulle emergenze ambientali. La legge introduce il reato di combustione dei rifiuti abbandonati o depositati in aree non autorizzate (condanne da due a cinque anni che possono ulteriormente aumentare se ad appiccare i roghi è un’impresa o comunque un’attività organizzata) e prevede uno stanziamento di 50 milioni all’anno per il 2014 e il 2015 da utilizzare per sottoporre a screening sanitario le popolazioni che vivono nella Terra dei fuochi e a ridosso degli impianti Ilva. Relativamente alla Campania, inoltre, la legge prevede la mappatura delle aree agricole inquinate.
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Con il cambio di Governo, e il passaggio da Letta a Renzi, Orlando cambia seggiola: è lui il nuovo guardasigilli. Alla guida del dicastero della giustizia assume provvedimenti importantissimi e si confronta con tematiche profondissime.
Appena insediato ha dovuto affrontare l’emergenza del sovraffollamento delle carceri italiane e rispondere ai rilievi mossi dalla CEDU nella sentenza pilota Torreggiani e altri contro l’Italia”.Grazie alle azioni promosse per alleviare la situazione delle carceri italiane, opera principalmente sua, la CEDU ha restituito tutti i ricorsi pendenti in materia di sovraffollamento e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha promosso l’Italia e l’azione del Governo. Poi la Riforma Orlando, quella a cui Orlando stesso di recente ha votato contro per non rompere il sodalizio con il Movimento Cinque Stelle.
Ora sarà il Ministro del Lavoro, e come detto le sfide sono tante. Fermare l’emorragia dei disoccupati, per prima cosa. E poi rilanciare il lavoro in Italia, con tanti giovani che vanno via.
Per essere uno che viene dal mondo della sinistra proletaria, e impegnato nel lavoro di connessione tra cittadini e amministratori, Andrea Orlando è uno che certamente non ha problemi economici. Nel solo 2020 ha totalizzato 104mila euro di reddito complessivo, che equamente diviso per 12 mesi corrisponde a una media di 8,6 mila euro al mese. Non di certo cifre da soffrire la fame, ma è evidente che il lussuoso mondo della politica ci abbia mostrato di peggio.
Della sua vita privata si sa molto poco. Solo che non si accompagna a nessuna donna, e non ha figli. Un signorino, pronto ad incontare la donna giusta. Forse.
Orlando, porta con sé una macchia. Che macchia, sia chiaro, non è, ma certamente una peculiarità per un personaggio così composto, e preparato. Non ha mai conseguito il titolo di studi, che gli avrebbe dato almeno su carta il ticket ad essere guida trainante di un partito di cui è troppo spesso il frontman nelle tempeste. Risulta effettivamente inspiegabile come certi politici non abbiano il titolo di studi, volendo comunque sempre viaggiare a margine di quel dubbio storico: può un non titolato amministrare la cosa pubblica? Lo può fare solo in politica, svincolandosi da qualsiasi altro parametro della gestione pubblica.
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