Tutti sapevano della violenza dell’uomo, tutti sapevano dei suoi precedenti, ma la tragedia è avvenuta lo stesso.
La tragedia era purtroppo nell’aria, troppe volte la donna era stata vittima di quell’uomo, troppe volte la violenza aveva fatto da cornice al loro rapporto, troppe volte la tragedia è stata evitata, ma non stavolta. Maso Saracini, Cortesano, zona Trento. Lorenzo Cattoni, 39 anni, uccide a colpi d’accetta Deborah Saltori di 42 anni, troppi anni di violenza alle spalle, troppo sangue versato, troppe lacrime. Un copione annunciato, un epilogo ormai scritto.
L’uomo, agli arresti domiciliari proprio per una precedente aggressione nei confronti della donna, aveva il permesso di lasciare casa per lavorare qualche ora al giorno. Nel suo baito, il luogo scelto per la fine di questa triste storia. L’ha colpita con l’accetta, all’altezza della carotide. La morte, praticamente istantanea. Poi il tentativo di suicidio, e l’uomo riverso a terra, notato da una passante, che ha subito chiamato i soccorsi, facendoli intervenire in pochi minuti, li, in quel luogo dove si era consumata la tragedia.
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Tragedia annunciata: troppi anni di violenza alle spalle in quella coppia
Avevano provato ad avere una famiglia in comune Lorenzo e Deborah. Tre figli lei da un precedente matrimonio, uno avuto insieme a lui. Ma niente era servito, troppo violento lui, troppe volte la donna finita in ospedale con ferite che nemmeno riusciva spiegare ai medici. Poi le indagini delle forze dell’ordine dopo l’ennesimo arrivo in ospedale di Deborah. La condanna per l’uomo, e poi il triste epilogo. L’uccisione di lei, il tentato suicidio di lui, ora in ospedale, a lottare tra la vita e la morte.
Franco Ianaselli, sindaco di Trento, ha cosi commentato la notizia: “Rischiamo di non trovare più parole adatte, non scontate, di fronte alle uccisioni di donne. Eppure io credo che dobbiamo fermarci e trovarle. Dobbiamo interrogarci come maschi, come cittadini, come istituzioni. Due donne uccise in meno di due mesi in Trentino. A dicembre Agitu, oggi Deborah. Oggi è successo in un sobborgo di Trento, dentro la nostra comunità, in un luogo che può sembrare più sicuro di altri. E invece no”.