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Le canzoni più belle della storia del Festival di Sanremo

In attesa della settantunesima edizione di Sanremo, scopriamo quali sono le canzoni più belle della storia del Festival

foto sito Sanremo

Quest’anno il Festival di Sanremo andrà in onda dal 2 al 6 marzo 2021, purtroppo senza pubblico. Ci saranno 26 partecipanti per quanto riguarda la categoria Big, ognuno dei quali porterà una canzone nuova, pronta a scalare le classifiche italiane.

Il Festival di Sanremo 2021 sarà condotto, anche quest’anno, da Amadeus ed insieme a lui ci sarà il grandissimo cabarettista Rosario Fiorello. Ma ci sono tante novità, tra cui due nuovi ospiti fissi che affiancheranno Amadeus e Fiorello in ogni serata. Stiamo parlando del noto cantante italiano Achille Lauro e il grandissimo calciatore Zlatan Ibrahimovic.

Come ogni anno ci saranno degli ospiti diversi in ogni serata e Amadeus sarà accompagnato, solo per qualche serata, da alcune donne che si cimenteranno nella co-conduzione del Festival. Questa volta parliamo di Elodie, nota per aver partecipato al talent Amici di Maria De Filippi qualche anno fa, Matilda De Angelis e la bellissima e famosissima supermodella Naomi Campbell.

Nell’attesa della settantunesima edizione del Festival della canzone italiana, possiamo leggere di seguito tutte le canzoni più belle della storia di Sanremo.

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Le canzoni più belle in 71 anni di storia del Festival

Foto web

Ebbene sì, da ben settantuno anni il Festival di Sanremo riempie il cuore del pubblico con le canzoni più belle della storia della musica italiana. Sono tanti gli artisti che sono saliti sul palco del Teatro Ariston e hanno fatto emozionare le persone, e sono tanti i brani che hanno fatto letteralmente parte della vita degli italiani.

Domenico Modugno ruba i cuori degli italiani con “Nel blu dipinto di blu”

foto facebook

Un brano di cui non ci si potrà mai dimenticare e che non può non essere cantato è Nel blu dipinto di blu”, grande chicca del grandissimo Domenico Modugno. Il titolo non ufficiale è “Volare”. Gli italiani amano chiamarla così per via del ritornello che tutti noi conosciamo.

Il brano appartiene all’annata del 1958 ed è stato scritto da Franco Migliacci e lo stesso Domenico Modugno. L’interprete cantò la sua canzone insieme a Johnny Dorelli, e ,per l’incredibile testo, ebbe esito positivo, riuscendo addirittura ad aggiudicarsi la vittoria.

“Nel blu dipinto di blu” è una canzone su cui è stata fatta addirittura una ricostruzione storia per quanto divenne famosa in tutto il mondo. Il testo è stato scritto nel giorno più brutto della vita di Franco Migliacci, colui che è stato ispirato per comporre le strofe. La canzone, quindi, non è stata costruita a tavolino dai due autori, ma è stata generata da una reale visione onirica, di un cielo azzurro che mano mano assume un colore sempre più intenso, il blu.

La canzone può essere divisa in due parti: la prima parla della volontà di nascondersi nel cielo, di confondersi con il blu, mentre una seconda rintraccia il blu negli occhi dell’amata e quella particolarissima evasione dettata dal ritornello “Volare” si ripiega in un viaggio “quaggiù” dato dal perdersi nello sguardo di una donna.

Little Tony con la sua “Cuore matto”

È senza dubbio una delle canzoni più conosciute della musica italiana, chi almeno una volta non ha cantato il ritornello di “Cuore Matto”. Una canzone che parla d’amore, di una storia finita e nella sua semplicità descrive la disperazione di un uomo innamorato che non vuole accettare la fine di un rapporto, nonostante il ritmo del brano non faccia pensare ad una condizione di tristezza del personaggio che vive il testo.

Infatti la musica è tipicamente rock ed è stata scritta da Armando Ambrosino e Totò Savioe. L’indimenticabile ritmo del cuore che batte in apertura e chiusura del pezzo riesce a rendere chi ascolta la canzone coinvolto nell’emozione che suscita il testo.

Rino Gaetano con il suo ukulele cantando “Gianna”

Fonte Facebook – Rockrol

Nel 1978 arrivò sul palco del Teatro Ariston Rino Gaetano. Aveva uno smoking, un cilindro e un ukulele, ed era pronto a cantare la sua “Gianna”. Quell’anno il brano si aggiudicò il terzo posto in classifica e dal quel momento divenne una vera e propri perla della storia della musica italiana.

Le interpretazioni date al testo del brano sono numerose e molto interessanti. C’è chi dichiara che le parole si riferissero ad un episodio realmente accaduto, l’omicidio di Wilma Montesi alla vigilia di Pasqua del 1953. Chi, invece, dice che la protagonista è un trans, con frequentazioni altolocate, negli anni della liberazione sessuale, e chi crede che si tratti solo di una ragazza di facili costumi.

Una delle interpretazioni più accettate è quella in cui la protagonista, Gianna, rappresenta ogni essere umano, con le proprie idee, i propri ideali e le proprie ideologie illusorie. Come ogni persona, è incapace di rinunciare a godere della vita e delle opportunità che essa ci offre. Quindi dietro al nome di Gianna si nasconderebbe un’intera classe sociale, dominata da corruzione e mediocrità.

Il fascino incompreso di Mia Martini con “Gli uomini non cambiano”

Fonte facebook

Nel 1992 Mia Martini partecipa al Festival di Sanremo per l’ultima volta nella sua carriera con “Gli uomini non cambiano”, dopo aver provato a partecipare all’edizione del 1994, ma la canzone “E la vita racconta” fu scartata. Prima si era presentata nel 1982, nel 1989 e nel 1990.

“Gli uomini non cambiano” è una canzone amara, dal testo molto forte ed interpretato alla perfezione dalla cantante. Il brano è stato scritto da Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Giuseppe “Beppe” Dati. Nonostante fosse una delle favorite per la vittoria, la canzone si classificò seconda.

In questa canzone c’è tutta l’amarezza di una donna tradita, che racconta della delusione delle relazioni, non solo in campo sentimentale, ma partendo prima di tutto da quello paterno. Sconfitta da queste delusioni, la protagonista non riesce più a dare fiducia agli uomini indurendo il proprio carattere e i propri sentimenti risultando fredda e diffidente. Il finale della canzone, però, chiarisce che l’amore vero può esistere, e solo in quel caso un uomo può davvero cambiare e differenziarsi dal prototipo descritto nel testo o, almeno, è ciò che la protagonista si augura rivolgendosi al suo attuale compagno.

Massimo Ranieri vince nel 1988 con “Perdere l’amore”

Massimo Ranieri (Fonte foto: Getty Images)

“Perdere l’amore” è uno dei brani più commoventi della musica italiana, in grado, ancora oggi, di far venire la pelle d’oca a chiunque lo ascolti. Massimo Ranieri si presenta, per la prima volta, con questo brano al Festival di Sanremo del 1988, classificandosi al primo posto.

Il brano racconta la fine di una storia d’amore tra un uomo e una donna e tutte le difficoltà che emergono al termine di una relazione chiusa quando si è troppo in avanti con gli anni. L’impossibile di rifarsi una vita, il dolore di essere stato abbandonato e la sofferenza devastante per la fine di un amore maturo. Le tante responsabilità non lasciano spazio alla possibilità di iniziare un nuovo rapporto e il protagonista non vuole accettare la realtà, anzi decide di combattere per cambiare il suo destino.

“Perdere l’amore” fu presentata già nel 1987 al Festival da Gianni Nazzaro, ma fu scartata. Fu poi ripresentata da Massimo Ranieri, interprete bravissimo ed adatto alla canzone struggente, infatti si aggiudicò la vittoria. Il brano fu composto da Marcello Marrocchi e Gianpiero Artegiani. 

Cinque canzoni che hanno fatto la storia del Festival, da Luigi Tenco a Francesco Gabbani

Francesco Gabbani | Fonte Foto Getty Images

Sono tantissime le canzoni che hanno fatto la storia del Festival di Sanremo, così tante da risultare impossibile parlare di tutte. Di seguito un elenco di altre cinque canzoni che hanno rubato il cuore degli italiani entrando nella storia della musica italiana.

  • Luigi Tenco si presenta alla diciassettesima edizione del Festival di Sanremo nel 1967, con “Ciao amore, ciao”. La canzone è in parte una canzone d’amore e in parte una canzone di critica verso la società moderna. Il testo parla infatti di una persona che, stanca della vita di campagna e del lavoro nei campi è decisa a partire per la città, per cercare nuove opportunità professionali ed inseguire nuovi sogni; >>>Il suicidio dopo l’eliminazione
  • Lucio Dalla, nel 1972, calca il palco del Teatro Ariston con “Piazza Grande”. In realtà il brano era destinato a Gianni Morandi, ma Lucio Dalla non riuscì a separarsene e decise di interpretarla. Sarà poi un grande suo successo, anche se al Festival si classificò solo ottavo;
  • Nel 1983 Vasco Rossi si presenta con “Vita spericola”, La canzone rispecchia pienamente un modo di intendere l’esistenza, che tutti, almeno una volta nella vita, hanno pensato o detto, e che lui, il grande Vasco Rossi, ha cantato con maestria, facendo sì che diventasse un classico del suo repertorio;
  • Eros Ramazzotti con “Adesso tu” arriva al Festival di Sanremo nel 1986. È un brano che non parla d’amore in senso classico ma lo fa partendo dalla storia del protagonista, un ragazzo di periferia che parla di tutti i suoi momenti più difficile, le sue cadute. La canzone è una dedica alla persona amata per ringraziarla del fatto che sia arrivata nella vita del ragazzo per dare un senso ai suoi giorni;
  • Nel 2017 arriva sul palco dell’Ariston una rivelazione della musica italiana. Francesco Gabbani con “Occidentali’s karma” non identifica l’occidente geografico o l’uomo occidentale, ma il modello culturale occidentale e i suoi effetti sull’uomo contemporaneo. Inoltre le nostre azioni, le nostre scelte, tracciano quello che possiamo chiamare destino o Karma.
Mariella D
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Mariella D

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